"Non chiamatela ciliegina". Esordisce con una battuta Urbano Cairo. Il giorno della presentazione di Verdi a fare gli onori di casa è il presidente del Torino. "Conosco Simone dal 2011", dice Cairo a proposito dell'acquisto (che è un ritorno) più caro della storia del Toro. "Lo avevamo preso al 50%, dando al Milan la metà di Gianmario Comi. Esordì ad Ascoli con Ventura: giocò bene e causò un rigore. Poi, chiaramente, voleva avere più spazio e le strade si sono divise".
Si sono riunite ora: "Ero dispiaciuto quando lo cedemmo, ma andava fatto. Sono contento di averlo ripreso. È stato il nostro obiettivo da sempre: con Mazzarri ne avevamo parlato ad aprile e maggio, si era detto che sarebbe stato il giocatore importante per noi, per il nostro tipo di gioco". Una trattativa molto lunga con il Napoli. "Non era facile, ma tra le due società c'è sempre stato un rapporto buono. Dovevamo sistemarci dopo la situazione di Maksimovic: aleggiava una sorta di non detto. La trattativa è stata tosta, all'inizio loro non volevano lasciarlo partire perché non avevano alternative, poi l'ha bloccato Ancelotti, persino domenica scorsa sembrava molto difficile. Ma ce l'abbiamo fatta e il rapporto tra noi e il Napoli è ancora più saldo, ora".
Non così saldo come quello tra il Torino e Nkoulou. Le parole di riavvicinamento del difensore per ora non bastano. "Non c'è nessuna novità. il giocatore sa quello che deve fare. Ci vuole rispetto per a società, mister e compagni. È arrivato da noi 2 anni fa, non l'avevo neanche trattato io. Terminata la stagione il suo agente mi ha detto che c'era un'opportunità di andare al Siviglia. Ma io non volevo venderlo, perché aveva fatto bene con noi. Allora mi era stato detto che il direttore sportivo di allora (Petrachi, ndr) aveva promesso di cederlo, cosa che a me non era stata riportata. Ho detto che doveva restare. La promessa di cederlo? Io ascolto tutto ma affinché queste proposte si concretizzino e diventino realtà devono essere opportunità che noi riteniamo adeguate, a maggior ragione se fatte da società in concorrenza con noi. Io non vado a rafforzare a una concorrente in Italia a un prezzo non giusto. Le parole all'Equipe? Non si risolve un tema sui giornali, ma in società, con il mister e con la squadra che aveva obiettivi importanti e che non ha raggiunto, non per colpa sua. Ma sentirsi dire da un giocatore molto rappresentativo che non c'era con la testa, ha fatto male a tutti. E quindi, siccome è un professionista serio, deve fare le cose come vanno fatte".
"La nostra difesa" continua Cairo, "è stata tra le migliori d'Italia e penso d'Europa. Noi siamo qui per Verdi, che va a rinforzare un attacco già di grande qualità. Siamo da Champions? No, parliamone mantenendo i piedi per terra, ragionando partita per partita. Abbiamo fatto tanti investimenti in questi ultimi due anni, di fatto c'è uno sbilancio di quasi 50 milioni. Lo abbiamo fatto per potenziare la squadra mantenendo tutta l'ossatura. E l'abbiamo fatto senza intaccare il nostro debito, non abbiamo un centesimo di debito, per fortuna. La parte economica è importante, non va sistemata con artifizi. È la cassa che domina, se fai plusvalenze continue poi lo paghi in un altro modo, appunto sulla cassa. Se hai costi finanziari alti ma sistemi il conto economico, alla fine i debiti li paghi lo stesso. Io non lavoro sulle plusvalenze, ma più sulla liquidità di cassa".
Infine, una domanda sugli obiettivi della squadra: "Confermare in blocco la squadra è un bene, ma non stiamo a parlare di obiettivi. Uscire dall'Europa League è stato amaro, c'è stata un pizzico di sfortuna nel pesare il Wolverhampton, forte e più avanti di noi nella preparazione. E il sorteggio è stato fatto prima del turno eliminatorio, quando invece fosse stato fatto dopo saremmo stati teste di serie. Ma pensiamo al campionato: abbiamo cominciato bene, in due settimane molto complicate. Riprendiamo il cammino e ripartiamo alla grande".