A Lione non hanno dubbi: "Tolisso partirà in estate". Malinconica sentenza: "E' inevitabile". E quando proviamo a chiedere perché i lionesi sono ancora più sicuri, scommetterebbero un centone. In breve: le concorrenti sono tante e sempre più agguerrite, insistenti: "Vorrei che restasse" aveva detto Aulas, presidente "colorito" con grandissime ambizioni: "Il Lione diventerà uno dei migliori club al mondo". Grazie al nuovo stadio, agli investimenti e un progetto giovani da fare invidia a mezza Europa (ne abbiamo parlato qui). "Enfants du pays" come Tolisso, che ora guarda avanti provando a cercare nuove sfide. Nuovi progetti personali. L'anno scorso ha rifiutato il Napoli "perché non si sentiva pronto a lasciare l'OL". Decisione "di cuore" disse lui. Ora ha l'età giusta (22 anni) e gli obiettivi sono cambiati: "Juve? Sarei onorato". Eccola qui la parola chiave: "calciomercato". Oppure: "Bianconeri". Perché Tolisso è l'obiettivo principale delle strategie di Marotta, contatti già avviati (da tempo) e un ottimismo di contorno (leggi qui). Lui, però, non si scompone e pensa al presente: "Sono rimasto per giocare la Champions League". Out ai gironi però, ma si consola con un golazo alla Roma nel 4-2 di Europa League. Parc OL solo per lui, di maglie col numero 8 ce ne sono varie. Un'icona.
JOLLY RISERVATO
Ruolo? "Riesco a esprimermi meglio da mezz'ala". Ma in carriera ha fatto sia il regista che il terzino destro, anche se per poche uscite: "E' sempre stato duttile". Altra parola chiave: "Jolly". Unita a Vincent, il nome di suo padre, ex calciatore. Qualche pressione sì, ma niente di serio, specie perché Tolisso "è sempre stato un tipo tranquillo, discreto, che non ama i riflettori". Anche a Lione lo descrivono così. Talmente legato alla famiglia che appena può ritorna a l'Arbresle, paesino di 6mila abitanti a circa 20km dal centro di Lione: "Ci sono ancora i miei amici più stretti". Inizia lì, tra le stesse vie dove son cresciuti Remi Garde e Jean-Michel Aulas, rispettivamente ex allenatore e presidente del Lione. Scontato ma emblematico: "Destino!". Entra nell'OL a 13 anni: "Mio padre era molto orgoglioso". Poi, a 19, l'esordio in prima squadra contro il Nizza: da lì sempre titolare. Passo svelto, eleganza, a volte sembra un costruttore, uno di quelli che gioca a testa alta.
L'IMPORTANZA DEI DETTAGLI
"Sentirsi arrivato?" Mai. Anzi, trova sempre dei difetti: "Uno di questi è la velocità". Autocritica: "Non va bene ma sto cercando di lavorare su di me per migliorare". Meglio in zona gol - già 26 in quattro stagioni, tra cui uno alla Juve - oppure in difesa: "Ho giocato terzino destro, terzino sinistro, anche mediano". Ma punta in alto: "Voglio essere decisivo in ogni partita". E dopo ogni gara... si riguarda. Maniacale? Maniacale. Esempio pratico: due anni segnò un gol contro il Metz, poi parlò così ai cronisti in zona mista: "Ho segnato, ok. Ma per le prossime volte devo capire come evitare di perdere il possesso palla". Il tutto perché aveva innescato un contropiede avversario. I dettagli fanno la differenza: i suoi sono gli inserimenti senza palla. Anche se Deschamps non l'ha ancora chiamato in Nazionale (solo U21 per lui).Si ispira a Sonny Anderson - ex leggenda dell'OL anni 2000 - e Juninho, "sogna" il Real, il Barcellona e la Premier. La Juve osserva. L'importanza dei dettagli, c'est Tolisso.