Una carriera spettacolare sia con la maglia del Psg che con quella del Barcellona e dell'Inter, tra le altre. Tanti trofei, 25, e qualche cartellino giallo di troppo complice una grinta e una voglia, in campo, non comuni. Ora la nuova vita di Thiago Motta è ancora al Psg come allenatore dell'U19 del club. Ha appeso gli scarpini al chiodo, ma al calcio non ha detto basta. Intervistato da Le Parisien ha raccontato la sua prima volta ufficiale da allenatore che è coincisa con la vittoria per 4-0 del suo Psg sul Saran.
"Che tipo di gioco voglio proporre? È un gioco collettivo. Voglio che la palla circoli molto, bisogna far muovere gli avversari e rispettare gli spazi. Quando abbiamo la palla, chiedo al mio portiere di essere il primo attaccante e al mio attaccante di essere il primo difensore quando non ce l'abbiamo. Non è uno stile di gioco tanto diverso dal mio da giocatore.
Assomiglia allo stile di Laurent Blanc? Sì è vero. Lui è stato molto importante per me, con lui mi trovavo a mio agio, i suoi metodi d'allenamento mi impressionarono molto. Sono tranquillo in panchina? Dipende dal momento, posso urlare o posso anche fare il tifo. Dipende molto dalla disponibilità dei miei ragazzi, per ora con loro mi trovo bene anche se nel pre campionato mi sono fatto espellere, tendenzialmente sono molto calmo in panchina... non so cosa sia successo con l'arbitro. Ho un sacco di carattere e se ci sono cose che non mi piacciono, le dico. Spero che sia la prima e l'ultima volta. Oggi, devo essere un esempio per questi ragazzi.
Chiedo loro di non parlare con l'arbitro o l'avversario e di preoccuparsi solo di giocare a calcio. E l'allenatore deve anche concentrarsi sulla sua funzione. In quel caso ho trasceso, ho sbagliato. Mi manca il campo? No, sono contento così. Quando partecipo agli esercizi e all'allenamento con i miei giocatori è solo per fargli vedere quello che voglio da loro. Quanto starò qui? Ora mi godo il momento, non lo so. Ora sono al 200% concentrato qui".