John Terry è uno dei simboli del calcio inglese dei primi due decenni del ventunesimo secolo. Una carriera legata al Chelsea (nella bufera dopo il caso Abramovich), del quale è stato capitano dal 2004 al 2017. L'ex difensore è il nuovo protagonista di "My story", una lunga intervista che andrà in onda su Sky Sport Football alle 20:15.
Conte, Di Matteo, Ranieri, quanti allenatori italiani
Nel corso della sua carriera, il difensore di allenatori ne ha girati. Ma, oltre a Mourinho, quelli che hanno lasciato un segno indissolubile, sono gli italiani. Zola, Vialli, Ranieri, Ancelotti, Di Matteo e Conte, tutti allenatori con il quale Terry ha lavorato e con i quali ha creato un rapporto speciale. L'attestato di stima più grande lo ha riservato a Sir Claudio, il primo che si decise a impiegarlo da titolare, schierandolo accanto a Desailly: "Devo tutto a Ranieri, ha creduto in me da subito".
Oltre alla stima e riconoscenza per Ranieri, Terry non rinuncia di fare complimenti neanche agli altri: "Zola, Vialli e Di Matteo hanno cambiato la cultura nel club. Ancelotti uno degli allenatori più ricettivi che abbia avuto, mentre ho amato lavorare con Conte. Lui mi ha rimesso in forma: niente bevande gassate e ketchup"
Dallo scivolone di Mosca alla gioia di Monaco
Sugli spalti di Stamford Bridge impera uno striscione che recita "Captain, Leader, Legend" dedicato a Terry. Nel cuore dei blues nel bene e nel male, come a Mosca nel 2008, quando in finale di Champions scivolò mentre stava calciando il suo rigore, permettendo al Manchester United di alzare la Coppa: "È stata la più grande delusione della mia carriera. Ci ripenso tutt'oggi nella notte. Quanto vorrei tornare indeitro, purtroppo non si può".
Poco male, quello che il destino gli ha tolto nel 2008, glielo ha restituito nel 2012, con la vittoria della Champions League a Monaco contro il Bayern.
Quella finale, però, Terry l'ha trascorsa in tribuna, perchè squalificato: “Non poter giocare è stato un incubo, ero così teso. Però ho sempre avuto la sensazione che sarebbe stato il nostro anno, nonostante a 10’ dal termine stessimo perdendo. Solo il Chelsea poteva fare quella rimonta con il Napoli, eliminare il Barcellona di Guardiola in 10 uomini. Era scritto nel destino".