Sfilza di tatuaggi sulla pelle: "Ne ho più di 30, non posso farne a meno". E alcuni di essi li disegna proprio lui, tipo le ali lungo la schiena: "Simboleggiano la libertà, il mio modo di essere". Estro, fantasia. In campo, come nella vita. Raccontata da incisioni: sul braccio ha la data di nascita del figlio in numeri romani, sul collo le labbra della nuova moglie. Sentimentale, Théréau. A modo suo ovviamente, alternativo e non comune. Mai sopra le righe, conforme. Un incrocio tra il rapper alla Fedez e il "baskettaro" del campetto, quello con la maglia bella larga. Ecco, lui. Tiri a canestro e gol difficili: "Il più importante è stato quello contro la Juve a Torino, fu una vittoria storica". Va pazzo per LeBron, inoltre. Anzi specifichiamo: "Per il basket in generale". E grazie a quel mondo ha conosciuto pure la sua Natalie: "Faceva la cheerleader per i Rockets". Storia d'amore made in NBA.
Ora Cyril gioca all'Udinese e ha imparato anche a segnare, qualità scoperta grazie al Chievo: "Ma non ci siamo lasciati benissimo". PS: resta comunque il miglior marcatore straniero della storia del club (30 reti). Con l'esultanza... alternativa. Rifletteteci, uno come Théréau poteva mai essere banale? Incrocia indice e medio, anulare e mignolo. Sembra il saluto vulcaniano di Star Trek ma guai a ricordarglielo: "L'ho pensato con i miei amici francesi, non l'ho copiato". Nacque tutto a Privas, cittadina famosa per i marron glacés. Già, la Francia. Anche questa tatuata sulla pelle: "Made in France". Tifa Marsiglia e in estate ha rischiato pure di trasferirsi al Vélodrome. Il sogno di un bambino, di tutti. Quello che a 12 anni andava allo stadio coi genitori e si emozionava come pochi. Unicità, stavolta: "E' la squadra per cui ho sempre tifato, ma sono contento di essere rimasto all'Udinese". Ora Delneri, 2 gol al Pescara - uno col cucchiaio, tanto per non farsi mancare nulla - e squadra presa in mano. Chiave di volta? Leggere sotto la voce: "personalità". "Erede" di quel Di Natale che all'Udinese ha dato tanto. Tutto: "Mi son sempre trovato benissimo con lui, un esempio". Eccentrico come pochi, i tifosi lo chiamano "Cirillo" e sui social è diventato un idolo. Pure al fantacalcio, classico low cost, attaccante decisivo quanto basta e quanto serve. (se non l'avete preso, magari fatelo). Guardatelo al volo poi, di sfuggita. Non sembra proprio un calciatore. "Se non fossi diventato ciò che sono avrei fatto l'idraulico come papà".
E' un personaggio, su quello non ci piove, ma anche anti-personaggio. Il suo modo di essere è particolare. Motivi intuibili: nasce come un 10 e gioca col 77. Più di un marchio. "Mi ha convinto mio fratello a renderlo tale". #77 quindi. Sulla pelle (avevate dubbi?), sul cappello, sulle maglie per casa. Ovunque. Guai a rubarglielo: "Reira ci provò, ma vide che ce l'avevo tatuato e me lo lasciò". Poi, che altro? Ah, legge parecchio. Momento eh, mica Topolino o i libri d'avventura, bensì Alain Soral e il suo "Comprendere l'Impero". Impegnativo e alquanto raro tra i calciatori. Comprendere...Théréau. Così. Questo perché Cyril s'interessa pure di politica: "La seguo molto, ma non mi piacciono quei politici che agiscono nell’interesse di pochi potenti, affamando il popolo". Parole forti, semplici e decise. Coraggiose. Tant'è che alle ultime presidenziali "ha votato scheda bianca". Viaggia molto e si dedica alla famiglia, suo figlio Solal è presente in ogni foto, ogni ricordo, ogni dedica. "Vivo per lui e per i miei genitori". Occhio agli accenti infine: "Si pronuncia Thereo, non Therò". Unico monito. Comprendere il suo mondo non è poi tanto difficile.