“Oye gordito, quieres jugar con nosotros?”. Tra una risata e l'altra, tra un intervallo ed una lezione alle porte, nel cortile della Primaria frequentata da Francisco Román Alarcón Suárez i compagni ripetevano sempre lo stesso ritornello. Banale stereotipo di chi mirava al solo aspetto fisico di un bambino piccolo e paffuto che, oltre alla passione per qualche trozo de chocolate (e chi non ce l'ha…), nutriva quella per il fútbol.
Quel ragazzino, oggi, compie 24 anni, ed è noto al mondo con un semplicissimo soprannome: Isco. Togliete pure il Franc- precedente, così come quei chili di troppo che facevano sorridere i bambini più stupidi: persi con gli anni, tra addominali, corsa e un sogno diventato realtà. Tanti saluti alle prese in giro, già smorzate tra stradine e campetti malagueni a suon di finte, dribbling e tecnica in primo piano: con in testa un modello, Andrés Iniesta, del quale conservava gelosamente un poster appeso in camera. Un'ammirazione per il blaugrana notevole, la tentazione di un provino alla Masia mai totalmente presa in considerazione dai genitori che, in Catalunya e con un nuovo idioma grammatico-calcistico, il loro Gordito non volevano proprio mandarcelo.
Dalle prese in giro ai complimenti, il confine è piuttosto sottile: "Con lui eravamo invincibili. Ha un'assoluta fiducia nei suoi mezzi: non ha mai avuto un grande fisico, ma è sempre stato evidente che sarebbe arrivato in un grande club" diranno José Enrique García e Salvador Burgos, due dei primi allenatori di Isco all'Atlético Benamiel, piccolo club di Benalmádena. Trampolino di lancio per un futuro che si chiama Valencia: trafila nelle giovanili e la grande occasione nel Mestalla, la squadra B del club della Comunitat. Baricentro basso, gioco di gambe rapido, tecnica e numeri da fuoriclasse a piacimento: tra un piatto di paella e un vaso di sangría (ormai no, senza più esagerare), nel biennio valenciano Francisco diventa per tutti "El Mágia". Cappello a punta e bacchetta in mano, Isco in campo fa quello che vuole: tanto basta per mandarlo in prima squadra, sotto la guida di Unai Emery, che lo fa esordire in Copa Del Rey contro il Logrones.
Sembra filare tutto, troppo liscio: le previsioni azzeccate di Burgos, la favola del ragazzino paffuto e sbeffeggiato che, dalle partitelle per le strade di Benalmádena, passa al debutto con una big di Liga. Ma la "Mentalidad Ganadora" di Emery, trasformatasi poi in libro, non sembra sposarsi al meglio con le qualità del mago Merlino: "Tecnica invidiabile, ma ha la tendenza ad ingrassare" scriverà, con qualche dubbio sull'impegno in campo annesso, tra pigrizia e presunzione. Davanti ad un caffè, i dirigenti del Valencia lo scaricano al Málaga: 6 milioni di clausola rescissoria pagati da El Thani, con Isco pronto al viaggio di ritorno verso casa. Soddisfazione? Tanta, da una parte e dall'altra: dal ghigno beffardo valenciano, convinto di aver rimpinguato al meglio le casse di un club in crisi economica, al sorriso di felicità di Fernando Hierro, ds malagueno, sicuro di aver fatto suo "il miglior calciatore spagnolo delle categorie inferiori".
Per sapere chi aveva ragione, basta far parlare il campo. "Grasso che cola", direbbero alla Rosaleda, utilizzando il detto perfetto per sbeffeggiare chi, del fisico di Isco, si prendeva gioco a priori. Perché a Málaga "El Mágia" diventa un idolo, incantevole perno fisso sulla trequarti nel 4-2-3-1 di Pellegrini, entrando nella storia del club con una doppietta decisiva per il primo successo di sempre in una gara di Champions (3-0 allo Zenit). Grasso, pigro e presuntuoso a chi? Isco brucia calorie e tappe, tra sorrisi, simpatia ed applausi strappati sul campo: troppi, perché il Real non possa accorgersene e vincere un asta di mercato da 25 milioni con il City per portarlo al Bernabéu.
E dire che il primo a proporsi ai Blancos fu proprio lui, prima di accasarsi a Valencia: nulla da fare. Motivo? Troppo grasso, otra vez. Ossessione collettiva che non lo ha mai portato a posare cappello e bacchetta magica, nemmeno per sogno: di quei commenti e di quelle risposte, Francisco, se n'è sempre infischiato. Ed ora il destino lo ha portato alla Casa Blanca, passata da corteggiata a corteggiatrice, se lo coccola: tra paragoni eccellenti di Valdano e Ancelotti ("Ricorda il miglior Iniesta e Zidane", che ora lo allena) e la gran fiducia dei senatori madridisti, come Sergio Ramos, convinti di potergli lasciare il testimone nel Madrid.
Champions, Supercoppa Europea ed Europeo Under 21 in bacheca, vinto da protagonista ai danni dell'Italia: non il modo peggiore per iniziare il proprio cammino in blanco. E in mezzo a quei trofei metteteci anche quello più importante è più bello di tutti: la nascita di Isco Jr., con il quale oggi, insieme al suo cane Messi (chiamato così perché "Il migliore al mondo"), si godrà una più che lecita fetta di torta. Senza sforare, ovviamente: il "Gordito" è ormai parte del libro dei ricordi, nonostante anche con qualche chilogrammo in più, "El Mágia" abbia dimostrato di essere comunque illegale. ¡Felicidades, Isco!