Interista si nasce. O si diventa, con l'amore per dei colori e di una squadra nati a 8.856 km di distanza. Eppure a vederlo così, vestito elegante e con il petto in fuori, un po' bauscia lo sembra. Borghese e colto, cinese dal cuore nerazzurro. E lo è, Steven Zhang: "Amala" è ormai una religione, credo di un ventiseienne (ancora per poco) erede di un impero e freschissimo presidente di una delle società con più tradizione in Italia: l'Inter. Il più giovane nella storia, successore annunciato da tempo di quell'Erick Thohir che ha rimodulato la gestione del club per liberarla dalle sabbie mobili del post Triplete, ridandole quell'appeal necessario all'arrivo di un colosso come Suning. Nella persona di Jindong (Zhang), padre-padrone di un'azienda che si è presentata agli occhi degli italiani e dei tifosi come molto potente e che sta, nel tempo, dimostrando di non deludere le aspettative. Le stesse (poi rispettate) che vedevano nel rampollo di casa Zhang, Kangyang (detto Steven) come il futuro presidente dell'Inter.
Due anni di apprendistato, a studiare, tifare e imparare, per poi succedere a Thohir, diventando il ventunesimo presidente della storia dei nerazzurri. Da Milano o da Nanchino, più in Italia che in Cina, a dimostrare attaccamento e dedizione verso quella strada che era stata tracciata dal padre: "L'Inter un giorno sarà tua". Sui social ha dimostrato l'amore per club, staff e giocatori, nel primo discorso da "grande capo" ha fatto capire di sentirsi pronto ma di essere anche ben consapevole del ruolo, delle responsabilità e dell'importanza della presidenza: "Sento la responsabilità di soddisfare la passione di milioni di tifosi sparsi in tutto il mondo e sono più che pronto ad accettare la sfida che la nomina a Presidente pone, nel 110º anno di vita di questo prestigioso club".
Moda, calcio e ristoranti, con un'auto di lusso sempre pronta per essere utilizzata. Immortalando il tutto su Instagram: questo cocktail è Steven Zhang, che nonostante gli oneri (e gli onori) si comporta esattamente come un (quasi) ventisettenne... (quasi) normale. Perché se lo sfarzo non manca, è anche vero che è un ragazzo come tanti, che si emoziona di fronte a un'impresa sportiva, come quella della sua Inter lo scorso 20 maggio contro la Lazio. 2-3 all'Olimpico e qualificazione alla Champions League dopo sei anni di assenza. Le lacrime di Roma sono quelle di chi ha capito perfettamente l'Inter e l'essere interista. Nonostante sia nato a 8.856 km di distanza, il tifo e l'amore per quei colori sono diventati talmente forti da plasmarlo in un ragazzo nerazzurro a trecentosessanta gradi. Maturato e ora pronto alla grande sfida.
Con una voglia matta di crescere all'interno del mondo Inter, Steven Zhang può dare freschezza a una società che si sta ristrutturando e sta ingrandendosi sempre più. Impronta cinese su terreno italiano, con uno sfondo nerazzurro a dare quel tocco "internazionale" che (di nome e di fatto) tratteggia il club dal 1908. Ventunesimo numero uno in 110 anni di storia, il più giovane di sempre. È pronto? Per il cda nerazzurro sì, lo stage è finito. Ora è tempo di prendere decisioni, in attesa della massima eredità, quell'impero paterno verso cui è destinato. Perché lui al futuro ci guarda, eccome, con le lacrime da tifoso e il sogno nel cassetto di tornare a piangere di felicità nerazzurra. Magari per un trofeo che manca dalla Coppa Italia 2011, quando il presidente era Massimo Moratti. Sono passati sette anni, ma sembra una vita, con il giovane cinese che vuole lasciare un segno importante nella storia dell'Inter. Il tempo per farlo c’è, come una società sempre più solida in cui ha già iniziato a inserire i primi "lampi" di Zhang. Da Inter Media House agli hashtag sui social nerazzurri, da #InterIsComing a #InterIsHere. Ora anche #StevenIsHere, l'ultimo... "post" del dragone bauscia.