La Spal ritrova il suo "imperatore". Era un centrocampista e lo chiamavano così. Torna in Emilia Romagna e ora lo chiameranno "direttore".
Giorgio Zamuner però quella città non l'ha mai lasciata davvero.
Spal, scelto il nuovo ds: sarà Zamuner
Un veneto di San Donà con Ferrara nel cuore. “La mia famiglia vive lì. Mia moglie è di Ferrara. A Ferrara vanno a scuola i miei figli! Ci torno una volta alla settimana, faccio spesso avanti-indietro”, ci raccontava quando era il direttore generale del Padova. Un'esperienza durata 3 anni, un contratto fino a giugno 2020 e un addio annunciato dopo il cambio di proprietà del club alla fine della scorsa stagione. In mezzo la promozione in B del 2018.
Un salto di categoria che Zamuer, che ha alle spalle anche un'esperienza da agente FIFA e quella di consulente di mercato nel Pordenone (2015/16), conosce bene.
"Non si vive solo di passato". Ma la sua Spal, quella che ha vissuto da giocatore, non si dimentica.
Torchia, Lancini, Paramatti, Zamuner, Servidei, Mignani, Messersì, Brescia, Mezzini, Bottazzi, Labardi. In panchina Giovanni Battista Fabbri e a centrocampo un Giorgio Zamuner nemmeno 30enne.
Con Gibì la Spal tra il '90 e il '92 è passata dalla C2 alla B e allora Zamuner era parte di quella squadra che faceva riempire il Mazza. "Ricordate? Per la nostra Spal c’erano 20mila spettatori".
Ventotto anni dopo tanto è cambiato. E stavolta non c'è una promozione da conquistare ma una salvezza per cui provare a lottare fino all'ultimo. Nel calcio post-Covid in cui i tifosi al Mazza, per ora, saranno solo un ricordo.
Via Vagnati, dentro Zamuner. Con l'accento sulla 'E' da buon veneto. Uno a cui non c'è bisogno di spiegare l'ambiente Spal, direttore sportivo da fine 2018 dopo il corso a Coverciano.
Pasticcere mancato ma meglio così e soprattutto "meglio il pallone". Lavoro di Giorgio che da giovane aiutava i genitori nella pasticceria di famiglia ma alla fine ha preferito i passaggi alle pesate. Folgorato dall'Appiani, il vecchio stadio del Padova: "Ricordo quando ci andai la prima volta con mio papà… che casino! Il muro di gente non lo dimenticherò mai. Ci avrei anche potuto giocare in quello stadio, da avversario. Ma l’allora mio allenatore del Modena mi spedì in tribuna…".
La tribuna va bene solo da direttore, uno dei 300 ammessi nella nuova normalità degli stadi che riaprono a porte chiuse. Ma è solo l'inizio, come la storia dell' "imperatore" che ritorna nella sua Spal.