La paura che cantava De Gregori nella Leva del Calcio del ’68, i giocatori con sindrome di Down non sanno cosa sia. E perché poi dovrebbero aver paura di un calcio di rigore? Qualsiasi giocatore freme solo all’idea di sistemarsi il pallone sul dischetto, fissare con aria sfida il portiere e lasciare andare il piede insieme al brivido del gol. Così accade anche a questi incredibili atleti.
Quando si vede per la prima volta un disabile giocare a calcio, lo stupore e l’ammirazione non lasciano spazio ad altro. Anzi, subito dopo ci si sente stupidi ad aver pensato fino a quel momento che calciare (bene) un pallone fosse riservato a chi riesce a controllare movimenti e coordinazione in modo equilibrato. E invece sui campi dove si allenano bambini e ragazzi diversamente abili ci sono più sorprese che luoghi comuni. Ci vuole tempo, sì; ci vuole pazienza, anche; ci vogliono sacrifici e costanza, senza dubbio. Ma il risultato è la preponderante percezione che tra tutti i calciatori, non esiste nessuna differenza.
A rendere ulteriormente chiaro il concetto ci ha pensato un videoclip di pochi minuti realizzato dal FISDIR (Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva Relazionale) insieme ad alcuni ragazzi Down. La storia è simile a quelle che chi ama il calcio vive quotidianamente: c'è una squadra a 5 a cui manca il quinto giocatore, raggiunto al telefono dall’allenatore mentre impegnato, al parco, in dolci effusioni con la fidanzata. “Siamo in 4 e c’è la partita. Vieni?”. “No, non posso Mister, ho da fare. Però se danno un rigore lo tiro io?”.
Eccola la chiave che rende irresistibile il campo per i ragazzi della Categoria 21: il gol. E attraverso questo bellissimo e autoironico spot al loro spirito di gruppo e alla loro attitudine sotto rete, si capisce quanto per loro sia importante segnare, per sentirsi importanti e parti integranti di una squadra. Dal dischetto, in area, da fuori, per loro conta solo quella sensazione di pura gioia che dà il pallone quando gonfia la rete. Perché, come dicono all’unisono nel videoclip, “Siamo Down, mica scemi”, come per dire, a chi è che non piace il gol? E dei loro gol c’è un grande bisogno, per trasformare la percezione di uguaglianza tra giocatori normodotati e non, nella consapevolezza che tutti devono poter calciare un pallone, senza la paura di sbagliare e con la certezza che ci sarà un tifo senza pregiudizio.