Paulo Dybala, la settimana da incorniciare. La consacrazione di martedì scorso, davanti all'idolo di sempre, Messi, e il rinnovo contrattuale fino al 2022 con la Juventus: Paulo si è inserito nella lista dei grandi, anche se la strada da fare è ancora tanta. Tutto iniziò nel 2012, quando il diciottenne Dybala sbarcò a Palermo, per circa 12 milioni di euro. Ad aspettarlo c'era Giuseppe Sannino, in quel periodo allenatore dei rosanero, che attraverso le pagine di Tuttosport ha raccontato il primo Dybala:
"Quando è arrivato ha fatto subito vedere di che pasta fosse, dal punto di vista tecnico era già un alieno ma ha avuto bisogno di tempo per reggere l'impatto dal punto di vista fisico e soprattutto tattico" - racconta Sannino - "Ma la sua forza è sempre stata dentro di sé, è arrivato in Italia da ragazzo sano e pulito, intelligente e determinato. Ha avuto la pazienza di saper aspettare e crescere con calma, ed ora è sempre quel ragazzo sano e pulito arrivato a Palermo nel 2012, ma diventato grande a tal punto da non aver nulla da invidiare a nessuno a livello mondiale".
Merito anche di Zamparini: "Quando Zamparini ci ha comunicato il suo arrivo ne parlava come di un fenomeno come Messi o Maradona. Un po' di scetticismo da parte nostra era inevitabile, si trattava di un ragazzino mai convocato nelle nazionali giovanili e che non aveva mai nemmeno giocato nella serie A argentina. Poi appena gli abbiam visto toccare la palla ci siamo guardati in faccia capendo che si trattava effettivamente di un potenziale fenomeno, non c'è bisogno di prendere un episodio in particolare ma ricordo ogni esercizio in allenamento dove magari doveva affrontare un uno contro tre uscendone con una semplicità fuori dal normale".
Dybala Vs Messi: "Aveva ragione Zamparini, vederlo contro Messi l'altra sera è stato una gioia. E il bello è che ha ancora grandi margini di miglioramento: se l'uomo continua ad andare di pari passo con il suo talento, diventerà ben presto il numero uno al mondo". Impatto con la serie A complicato: "Iniziai io, poi arrivò Gasperini, poi Malesani, ancora Gasperini e infine io. Per un ragazzo alla prima esperienza in Italia non è stato facile a maggior ragione. Però lanciava già segnali di grande personalità. Ricordo che in quella squadra avevamo gente come Miccoli, Ilicic, Hernanedez. Niente che lo abbia scoraggiato in ogni caso ed ora tutti possono vedere che fenomeno è riuscito a diventare con sacrificio e applicazione".
In chiusura d'intervista un appello di Sannino: "Ci sentiamo spesso, ma mi deve ancora dare una sua maglietta, anche da allenamento. Una qualunque: così che i miei nipotini possano dire di avere la maglia del giocatore più forte del mondo...".