Nel mezzo del cammin di nostra…Samb! Pardon, ultra dimidium. Ma, espressione siffatta, non inerisce al calendario (17 giornate, fine del girone d’andata, tautologia) bensì alle aspettative in un prosimetro di sano realismo e autentica soddisfazione per un de profundis di prima parte di campionato che vede la Sambenedettese al terzo posto nel girone B di Lega Pro. 29 punti, uno in meno del Renate, cinque in meno della capolista Padova.
Se i numera ben si prestano alla dizione di sommo giudice, dietro ad essi si cela il "regno delle cose". Il "regno dell’epistemologia". Il "regno, soprattutto, delle persone". Perché nel voler ridurre tutto ad un semplice gioco d’apparenze spesso ci dimentichiamo dell’intrinseca natura delle cose nella loro più peculiare accezione e da essa si determina un’apparenza, talvolta anch’essa spontanea e naturale. Molto più soventemente forzata e caricaturale, diretta verso un’ortodossia dell’immagine in nome della quale saremmo pronti a sacrificare tutto.
Questa costruzione pandettista si pretenderebbe (meglio al condizionale) di enucleare due concetti. In primo luogo che dietro ad ogni ‘numero’, ad ogni essenza ultima (quale, ad esempio, un risultato sportivo) c’è davvero ciò che caratterizza, materia e forma il risultato stesso. Perché un risultato nel 99,9 % dei casi non è determinato dalla mera fortuna. Il secondo ‘sillogismo’ attiene – in stretta correlazione a quanto appena esplicato – a che non è il deprecabile conformismo a permeare e rinverdire le nostre sicurezze. Si può vincere o perdere, basta essere se stessi.
Prendiamo Andrea Fedeli, Amministratore Delegato di quella Sambenedettese che nell’Inferno dantesco ben sarebbe potuta entrare per via di uno stadio, di una Curva che davvero intimorisce gli avversari…al pari delle tre Fiere. “Noi in casa giochiamo in dodici. La Curva è uno spettacolo per la testa, per gli occhi e per il cuore. Quando loro spingono, spingiamo anche noi. I tifosi vivono la Samb sette giorni su sette. Ti fanno sentire in Serie A anche se sei in Eccellenza”.
Poche parole, Andrea Fedeli, ma ben coordinate. L’idea è che ogni locuzione sia giusta al proprio posto. Realista, originale, anticonformista. Dice quello che pensa e fa quello che dici nel più straordinario dei sillogismi. Con il suo sorriso affabile, la battuta pronta e quel sano realismo sempre ben esplicato nei discorsi, qualsiasi essi siano, che anche a te interlocutore strappa mezzo sorriso. Maglietta a maniche corte, felpa (a volte) e giubbotto della Samb… “Perché mi piace così e chi pensa che è l’abito a fare il monaco, non c’ha proprio capito niente della vita”. Con un soffuso accento romano.
Ma veniamo all’incipit dantesco, fine del girone d’andata. E’ tempo di bilanci, parziali sia chiaro… “Sinceramente, positivo! Il nostro obiettivo era migliorare quanto fatto anno scorso e direi che siamo in linea coi programmi. Di momenti belli in questo prima parte di stagione ce ne sono stati tanti. Ma purtroppo ce ne sono stati tanti anche brutti, soprattutto per vicende extra campo. Penso ad un paio di nostri cari tifosi che hanno gravi problemi di salute e poi all’incidente di Luca Fanesi”. Perché fare calcio, prima di tutto, vuol dire viverlo con e tra la gente. “Poi qualche rimpianto ce lo dobbiamo avere per forza, abbiamo lasciato certi punti per strada…”.
Il riferimento soprattutto a quella partita contro il SudTirol persa per uno a zero in un Riviera, che ha visto salutare Moriero e accogliere Eziolino Capuano… “Ha portato ciò che serviva a questa squadra: carattere, grinta. Gli ha fatto tirare fuori gli attributi ai ragazzi!”.
Ce n’è uno in particolare, del quale si è innamorata tutta San Benedetto. Per i tifosi è ‘il nostro gioiellino’. Per chi non lo conoscesse è Gabriele Bove, centrocampista classe ’98 scuola Juventus… “E’ come un quadro rinascimentale – spiega Andrea Fedeli ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – perché sono pochi quelli davvero in stile rinascimentale, ma bellissimi. Dunque va tutelato e coccolato come facciamo noi qui a San Benedetto con tutti i nostri giovani. Poi certo un quadro rinascimentale ha un valore inestimabile e non ha prezzo, così come Bove almeno per il momento. A meno che non arriva il matto di turno che vuole farci ridere. Ma per far ridere a me e mio padre (Franco Fedeli, il presidente) ci vuole tanto sotto questo punto di vista…”.
Stesso carattere di papà Franco. Stessa spontaneità, stessa genuinità. Valori saldi: lavoro e famiglia. “L’obiettivo principale del mio lavoro è far contento mio papà, che lui sia orgoglioso di me e che voglia proseguire qui per fare grande questa splendida Samb. A noi non piace l’ipocrisia, non ci siamo mai nascosti e mai lo faremo. Diciamo le cose come stanno, senza girarci troppo attorno. Il tifoso non è stupido, non lo puoi e non lo devi prendere in giro”. Lavoro, famiglia ne manca una però. La sana scaramanzia… “Noi viviamo a Roma e quando veniamo a San Benedetto il giorno della partita ci fermiamo a mangiare e ordiniamo sempre la stessa cosa”.
Ormai, però, se ne riparlerà dopo Natale. Riprenderà il 29 dicembre la corsa verso quel sogno che Fedeli Jr. celando con un bel sorriso l’amata scaramanzia, ammette senza giri di parole… “Se continuiamo a lavorare così o questo o al massimo l’anno prossimo andiamo in Serie B”. Ed ecco pronta la promessa… “Mi vestirei elegante ogni sabato. Giuro”. Smoking? “No, no. Già farei fatica con giacca e cravatta. Ma per la mia Samb farei di tutto. Come dissi proprio a voi qualche mese fa, la Samb è come un’incredibile malattia infettiva che ti contagia e tu la vuoi sempre di più, non ne puoi proprio fare a meno. Ad oggi l’antidoto non l’hanno ancora inventato, dunque…”.
Dunque sognare è lecito. Crederci ancor di più. In un interessante rovesciamento dogmatico-costruttivo. Nel realismo di una grande famiglia sui generis, dove le apparenze ben sono aliene dal sano "regno delle persone”…