Nella Samp ha trovato le condizioni ideali per rinascere e adesso si potrebbero riaprire le porte della Nazionale. Emiliano Viviano è il "para rigori" di questo campionato e il suo stato di forma attuale meriterebbe un premio, anche se lui non è d'accordo. "In Nazionale sono già stato, ho già giocato e so come funziona" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - "Non sono d’accordo che se sei in un buon periodo e stai facendo bene automaticamente tu venga convocato. C’è un c.t. pagato per scegliere, vale per i portieri come per i centravanti. Non è che se sei capocannoniere devi andare e se segni meno no: dipende da come ti vede chi sceglie. Io sto facendo bene e come me Sportiello o Consigli. Se quando c’ero qualcuno avesse detto: 'Sì, merito la Nazionale' mi avrebbe dato fastidio. Dunque, non lo dico. E’ giusto avere l’ambizione come è giusto rispettare le decisione del c.t. che è pagato e paga per ogni sua scelta". A Firenze Montella non lo vedeva tanto: "Non abbiamo mai veramente discusso ma diciamo che ora ci capiamo meglio. Ora so che lui, pur essendo non troppo espansivo, mi apprezza di più. So che mi vede più maturo e più libero, lo ha detto anche pubblicamente".
Come si para un rigore? "Lo studio degli avversari è controproducente perché ti condiziona, lì ti devi affidare solo all’istinto. Uso solo maglie a maniche lunghe, avere i gomiti scoperti mi infastidisce. E se fosse per me avrei maglia e pantaloncini neri". Prima della Samp ci sono state opportunità importanti anche con Arsenal e Fiorentina: "Sì, però adesso non ci sono infortuni. Poi c’è un’ambizione diversa. Prima ancora dell’Arsenal c’era stata Firenze dove avevo fatto il compitino ma non la differenza. Ero uno cresciuto in Curva Fiesole, inconsciamente mi ero rilassato e ai nostri livelli non deve succedere perché finire nel dimenticatoio è un attimo. A Londra non giocavo ma mi allenavo con preparatori diversi, insieme a Szczesny e Fabianski. Non mi è mai successo di stare fermo a guardare e lì mi è tornata l’ambizione. Sportivamente è stato il punto più basso, per la mia crescita è stato l’anno più importante, dove si è riattivato il meccanismo".
Con Ferrero il portiere toscano ha un rapporto speciale: "Mi adora. Lui dice di tutto, io non sto mai zitto…siamo una bella coppia. Al presidente piace confrontarsi, chiede e io gli spiego. L’ultima è stata come faccio a parare così tanti rigori. Non c’è uno studio, sei in Serie A e ti conosci, nell’ultima occasione avevo contro Candreva, non è che non l’ho mai visto calciare un rigore…Vai d’istinto e basta. In più penso sempre che l’errore sia più demerito dell’avversario che bravura tua: il rigore ben tirato non si para". Futuro? "Sto qui a vita non lo dico perché non sono ruffiano. Ma qui sto bene. Sono uno che vive di passioni, che sente l’ambiente e il gruppo. Accetto che mi critichino come portiere ma soffro se mi dicono che sono una brutta persona, anche perché non è vero. Questo gruppo è super e la gente mi vuole bene, mi trova e mi abbraccia. La città è stupenda e il centro storico non valorizzato abbastanza. E la mia famiglia si trova benissimo. Se non mi cacciano loro...io resto".