Battere la Juventus per riaccendere la speranza europea. E' questo l'obiettivo di Marco Giampaolo che con la sua Sampdoria farà di tutto per fare lo sgambetto alla Vecchia signora.
"Scansarsi? Non lo abbiamo fatto nemmeno all’andata. Ma faceva comodo dirlo" - si legge nelle pagine de La Repubblica - "In otto giorni affrontavamo Genoa, Juve e Inter, non potevamo reggere un impegno psicofisico di così alto livello con gli stessi giocatori. Se non li avessi ruotati nelle tre gare, rischiavo di giocarle male tutte le partite. In quella sfida ci fu il primo gol di Schick, attaccante di cui tutti ora parlano. Pensare che te la puoi giocare alla pari contro quei cannibali a Torino è fuori dalla realtà. Adesso non m’illudo, ma non parto nemmeno sconfitto. Serve una prestazione collettiva super, la migliore della stagione, unita ad una perfezione individuale. Il tutto in una bolgia, con il nostro pubblico che ci trascina. Il connubio deve creare l’onda perfetta".
Ruolino di marcia disastroso con i bianconeri: nove sconfitte su nove gare. "Vorrei vedere, non l’ho mica affrontata allenando Real Madrid o Barcellona. Ma sempre con squadre che dovevano salvarsi. Una statistica drogata, anche se riconosco che quei giocatori sbagliano raramente, con lo scudetto già ipotecato. Però sarebbe ora di conquistare qualche punto. Sarà un sogno, ma anche con l’Inter avevo sempre perso fino al trionfo di quest’anno. Cosa mi manca per allenare una grande? Non lo so, non mi pongo il problema. Vivo il presente. Da fuori ho sempre considerato la Samp un punto d’arrivo, top nella fascia media dei club. Era qui che volevo vivere il mio salto di qualità. Ci sono e cerco di lavorare al meglio. L’ambiente è pervaso da “serietà scanzonata”, l’ideale".
Giampaolo non scappa da Genova: "Non hanno capito le mie parole. Nessun aut aut alla società, so che ci potrà essere qualche cessione, ma già quest’anno la società è stata brava a trovare validi sostituti. E poi conoscono meglio il mostro che sono... Il mio calcio lo definisco pensato collettivamente con dentro tanta qualità individuale. Mai disperdere l’aspetto ludico del gioco, perché dentro il calciatore c’è un bambino che vuole divertirsi. Un calcio in tre fasi: possesso, non possesso, transizione. Il non possesso è più razionale, il possesso è legato a qualità individuali e idee, la transizione è tutta mentale, la voglia di riconquistare la palla nel minor tempo possibile. Il gol di Muriel nel derby è figlio di questo lavoro".
Giovani stranieri? Un bene: "Riconoscono la leadership dell’allenatore, sono ricettivi. Muriel non ha mai il braccino corto. Sbaglia un dribbling e ci riprova subito. Schick è in crescita esponenziale, la Samp è il trampolino ideale. Fossi in lui, resterei qui almeno ancora un anno. Genova? Città straordinaria: mi sento a casa. Il mare mi spinge a dare di più. Coi tifosi è stato amore a prima vista".