Sergio Pellissier e il calcio, amore giunto al capolinea? Ancora no, ma l'attaccante valdostano sa che non durerà ancora a lungo. Di conseguenza si concluderebbe anche il magico rapporto con il Chievo Verona, almeno nelle vesti di calciatore.
"Ormai siamo ai titoli di coda, non potrò giocare fino a sessant’anni" - si legge nelle pagine del Corriere di Bologna - "Ancora non ho deciso niente, ma è chiaro che sta arrivando il momento di dover prendere una decisione, non posso allungarla troppo. Tanta voglia? Di più, ho l’entusiasmo di quando ero un ragazzo. Di una cosa sono felice: deciderò io quando smettere. Quando avevo perso il posto da titolare sembrava che fossi finito, un ex calciatore, a quel punto mi sono rimboccato le maniche per dimostrare a tutti il contrario, e il fatto di esserci riuscito è stata una grande vittoria. Che devo smettere di giocare a me non deve dirlo un allenatore. Corini? Quando si diventa allenatori, comincia un altro mestiere e ognuno fa le proprie scelte".
Pellissier ha tenuto duro: "Per andare via avrei dovuto litigare con il presidente e non me la sono sentita. Come non me la sono sentita altre volte prima, quando altre società mi avrebbero voluto. Per il presidente io sono sempre stato assolutamente incedibile. Così sono rimasto anche questa volta, nonostante le grandi difficoltà. Sapete, passare da uomo simbolo e da capitano del Chievo a dover stare a guardare, ultimo degli ultimi, è stata una grande umiliazione. Io giocavo le partitelle come attaccante della Primavera contro la prima squadra, potete immaginare come mi sentissi".
C'è stato un momento in cui poteva essere l'attaccante valdostano a snobbare il Chievo: "Sono stato vicino al Napoli di Mazzarri. Credetemi, per restare al Chievo ho rinunciato anche a una proposta economica davvero importante. Non mi sono mai pentito, perché è come se fossi rimasto a casa. Io non gioco per me stesso ma per aiutare il Chievo a fare bella figura. Io e Campedelli siamo cresciuti insieme, e insieme stiamo vivendo una favola di calcio. Per noi ogni salvezza vale come uno scudetto".
E invece Pellissier è rimasto a fare da esempio: "Soprattutto insegniamo ai giovani che si può sempre crescere. Ad esempio, io a 38 anni penso di poter imparare ancora tanto". In chiusura d'intervista si parla di Maran: "Pronto per una grande squadra? Non lo so. Lui è un grande per come prepara le partite, per come sa motivarci, è un vero insegnante di calcio, ma deve avere il tempo per lavorare. Se una grande squadra è pronta a darglielo, allora la mia risposta è sì".