Vigilia del "derby della lanterna" numero 111. A Genova da giorni non si parla di altro: vietato perdere. Lo sa bene il centrocampista Fernando, che, da quanto emerge dall'intervista rilasciata a La Gazzetta dello sport, alle stracittadine è abituato da tempo: "Sono nato e cresciuto nel sud del Brasile, dove il confronto tra il Gremio, la squadra in cui ho giocato fin da ragazzino, e l’Internacional è molto più di una partita di calcio. Ha persino un nome tutto suo: GreNal. E proprio un GreNal ha cambiato la mia storia calcistica. Ero appena tornato dal Mondiale Under 20 con il Brasile, avevo vinto giocando con Oscar, Casemiro, Alex Sandro, Danilo. Ero pieno di entusiasmo e speranze, ma nel mio ruolo al Gremio giocavano Gilberto Silva e Fabio Rochemback, due monumenti, quindi finivo sempre tra le riserve. Il giorno prima del derby si è infortunato ad un polpaccio Gilberto Silva e Celso Roth, l’allenatore, mi ha chiesto: 'Te la senti?'. Era la chance che aspettavo, ma anche una piccola trappola. In Brasile se un giovane fallisce la sua occasione viene subito spedito in prestito e la strada si fa lunga. Esordii da titolare nel derby e vincemmo. Da allora divenni veramente un giocatore del Gremio".
Altro paese, altro accesissimo derby: "In Ucraina il derby vero è quello con la Dinamo Kiev, anche se le squadre non sono della stessa città. La rivalità è incredibile. Contro di loro ho giocato la partita più strana. Si trattava di una supercoppa. La stagione stava iniziando e noi eravamo in ritiro in Svizzera. Lì ci arrivarono le notizie sulla guerra in Ucraina. Da casa mi chiamavano allarmati, noi giocatori eravamo scossi. Pochi giorni prima della partita ci svegliamo con la notizia di un aereo bombardato e abbattuto vicino a Donetsk. Noi brasiliani ci riunimmo, volevamo scappare. Io ero terrorizzato, ma c’era in ballo una trattativa con la Fiorentina, il campionato italiano, il mio sogno. Se scappavo rovinavo tutto. Sono rimasto, raccomandandomi a Dio. In rosa c’erano 13 brasiliani, alla partita ci presentammo in quattro: Taison, Luiz Adriano, Ilsinho ed io, eppure vincemmo 2 a 1".
Adesso è il momento del derby di Genova: "So già tutto e mi diverto come un matto. Ne parliamo nello spogliatoio, ma soprattutto me ne parlano i tifosi ovunque, per strada, nei supermercati: 'Mi raccomando, dobbiamo vincere', mi dicono. E’ questo che rende il derby una partita speciale: senti l’attesa della gente, vivi ogni cosa diversamente, l’adrenalina sale. Per un calciatore sono eventi straordinari. Io sono motivatissimo. Noi giocheremo al massimo, convinti di poterci imporre. Stiamo bene, stiamo imparando le cose che vuole Montella. Siamo 11 contro 11, siamo pronti". Sul mercato e il presunto interesse della Juventus: "Se giochi bene queste voci sono naturali, e fanno piacere. Ma io penso alla Sampdoria, all’opportunità nel calcio italiano che mi ha dato Ferrero. Sono grato per questo e voglio dare tutto me stesso a questa squadra prima di poter pensare ad altro. Qui a Genova sto vivendo un sogno: pensate che io e mia moglie Raphaela ci siamo voluti sposare qui, alla vigilia di Natale, tenendo in braccio nostro figlio Enzo. Se vinco il derby, però, celebrerò l’evento con un taglio speciale".