Storie curiose e dove trovarle. E se ne conoscete già qualcuna buon per voi. Azmoun, Dos Santos, i Miranchuk e Guzman: 5 protagonisti del Mondiale.
AZMOUNMANIA
Sardar Azmoun ama i cavalli, gioca a pallavolo, parla turkmeno e indossa il 69 in onore del luogo in cui è cresciuto. Cartoline dal Golestan, dove le targhe delle auto vengono immatricolate tutte con quel numero. Basterebbe questo aneddoto per spiegarlo un po’, ma Sardar Azmoun – oltre ad aver giocato nell’Under 12 di volley – è anche un buon attaccante. Uno che prova giocate simili. Il futuro dell’Iran calcistico, anche se in Iran non ha mai giocato: “Il Sepahan mi ha trattato male: non mi pagava lo stipendio, ero rimasto indietro con l’affitto e sono tornato a casa”.
Pochi mesi dopo firmerà col Rubin Kazan, squadra attuale, ritrovata dopo un paio d’anni di prestito. Quest’anno ha segnato solo 5 reti, ma in Nazionale vanta uno score di tutto rispetto per un ’95: 23 gol in 33 partite. Niente male. Da ragazzo rifiutò l’Inter, in estate ha stregato Tare, è diventato la stella del Rostov grazie a Kurban Berdyev, il Bielsa della Premier Russa. Lo accostano a Messi e ad Ibrahimovic, ma non ricorda nessuno dei due. Piuttosto Ali Daei, leggenda iraniana. Lui sì. Ultimo appunto: ll suo nome, in farsi, significa "colui che è in testa". Tradotto: "capo". Quieroz ha proprio bisogno di un leader (del gol).
#GDS10
Scorri la lista del Messico ai Mondiali e alla voce “Dos Santos” quasi non ci credi: “Ma… è quel Giovani Dos Santos?”. Proprio lui. Non Jonathan, quella è un’altra storia, ma suo fratello Giovani. Una sola “N”, 29 anni, capelli ricci, gira da una vita. Skills da ricordare: velocissimo, dribblomane, discontinuo. Quello del “Barcellona B, talento sprecato e promesse disattese”. Solita vecchia storia. E a vederlo così sembra sempre quello di dieci anni fa. Ok, sì. Ma perché Giovani Dos Santos ai Mondiali è una storia da leggere? Perché se il Messico ha una speranza di far bene lo deve soprattutto a lui. Ok Corona, Hernandez, Lozano, Marquez, Guardado e tutti gli altri, ma quando gioca col Messico Giovani segna reti come questa e si trasforma, diventando dannatamente forte.
Come se i suoi problemi di continuità, emersi a più riprese durante gli anni tra Europa e Stati Uniti, svanissero all’improvviso. Una metamorfosi curiosa e particolare. C’è un Giovani Dos Santos che gioca coi club ed è giocatore da 6,5. E un altro da 8 pieno quando arriva in Nazionale. Mistero. 104 presenze, 19 gol e 3 Gold Cup vinte da protagonista. Ah, infine: Mondiale U17 del 2005 e medaglia d’oro Olimpica nel 2012. Solo vittorie quindi. Nell’ultimo Mondiale ha segnato un gol inutile contro l’Olanda, ma ha fatto il suo. Stavolta arriva in Russia con la solita “hype” di chi combinerà qualcosa. E qualcosa combinerà. Garantito.
BROTHERHOOD
Forse è la storia più bella. Anzi, le storie. Perché i gemelli Miranchuk ovviamente sono due, Anton e Aleksey. Domandone: chi è più forte? Forse Aleksey, fantasista e falso nueve (l’altro è più difensivo). Tuttofare, ottimi inserimenti e grande tecnica di base (ps: basta guardare questo gol per capire di cosa parliamo). A&A arrivano al Mondiale come deus ex machina di una Nazionale qualitativamente priva di fantasia. Loro, Golovin, Dzagoev e Smolov avranno il compito di riuscire a qualificare la "Madre Russia" agli ottavi di finale, un’impresa tutt’altro che semplice visto il girone (Arabia Saudita, Egitto e Uruguay).
Ma torniamo ai Miranchuk, una miniera d’oro di curiosità: indossano i numeri 59 e 60 stile catena di montaggio, quest’anno hanno vinto il titolo con la Lokomotiv Mosca da protagonisti (7 gol per Aleksey, 5 per Anton), mentre da piccoli vennero scartati dallo Spartak perché “inadatti fisicamente”. Classe ’95, legatissimi, hanno realizzato il sogno della madre, definita “la testa della famiglia”. Quando Anton andò in prestito in Lettonia disse di “avere un legame spirituale con suo fratello”. Oggi vanno al Mondiale insieme e da protagonisti, due stelle apprezzate anche dal Cholo Simeone. Aleksey partirà titolare, in Russia giurano che da quando si è lasciato con la fidanzata – la modella Tomatin Sarkysian – gioca molto meglio. Tutti contenti. Anche Cherchesov. Finché "Ale" resta single...
SAMPAOLI TOGLIE, SAMPAOLI DÀ
Nahuel Guzman non giocherà neanche un minuto, ma la sua storia racchiude quel pizzico di follia sudamericana che tanto piacere raccontare. Guzman ha 32 anni, gioca in Messico da 4 e con l’Argentina ha collezionato giusto 6 presenze, più due secondi posti in Copa America. Sempre da riserva e mai protagonista. Meglio nel suo Tigres invece, quando vinse il titolo parando tre rigori. Sampaoli l’aveva escluso dalla spedizione in Russia preferendogli Romero, Armani e Caballero. Guzman, infuriato e offeso, si irrigidì talmente tanto da spegnere il telefono. Irreperibile, zero contatti. Neanche con il suo amico Caballero: “Ho provato a sentirlo tantissime volte, non mi ha mai risposto”. In lite con Sampaoli per aver “negato a un ragazzo il sogno di partecipare ad un Mondiale”.
Gli scrisse perfino una lettera aperta. Poi? Mistica sudamericana. Jorge toglie, Jorge dà. Romero si fa male, Guzman convocato come terzo. Polemiche e rispostacce già dimenticate, l'Argentina viene prima di ogni cosa. Il titolare sarà Armani, numero uno del River. Una scelta tecnica motivata dalla storia: l’Albiceleste ha vinto due Mondiali, il portiere è sempre stato un giocatore del River. Punto. E stavolta neanche Guzman può opporsi al destino.