Una delle storiche coppie del calcio europeo si separa, Rui Faria è pronto a lasciare José Mourinho dopo 17 anni di strettissima collaborazione. A dare l’annuncio è stato il Manchester United, alla fine della stagione il portoghese smetterà di essere l’ombra dello Special One e probabilmente inizierà una nuova carriera da primo allenatore.
In questi anni il rapporto tra Mou e il suo assistente è stato quasi di simbiosi, i due hanno attraversato insieme vittorie, delusioni e tante polemiche. Dove c’era uno, c’era anche l’altro. Simili, cresciuti insieme in una carriera iniziata quando Rui Faria aveva 25 anni. Nel 2000 completa gli studi e manda la sua tesi di laurea a José che rimane colpito - una situazione che anni prima aveva vissuto in prima persona lui stesso con Bobby Robson. In quel momento Mourinho era a Barcellona, sognava di diventare primo allenatore e per questo si guardava intorno alla ricerca delle giuste pedine che potessero andare a comporre il suo staff. Rui termina così il corso per ottenere il patentino e raggiunge Mourinho a Leiria.
Da allora l’inizio di una storia profonda e sincera, una amicizia fondata sulla fiducia reciproca e sulla comprensione immediata. Mourinho ha il merito di aver plasmato il suo collaboratore, con lui si è confrontato e insieme hanno studiato e messo a punto nei dettagli un rivoluzionario metodo di allenamento che è stato uno dei capisaldi delle tante vittorie dell’allenatore portoghese negli anni. “Non lo posso chiamare preparatore fisico perché lui è molto più di questo e il concetto di preparatore non esiste nel nostro metodo”, spiegava lo stesso Mourinho. Il braccio e la mente, intercambiabili e insostituibili; solo insieme potevano funzionare così bene, tanto che anni fa Mourinho aveva già individuato nel secondo il suo unico possibile erede.
Rui Faria ha eseguito e coordinato una parte importante della metodologia di allenamento di Mourinho e più volte l’ha anche spiegata sui tanti testi scritti proprio per rendere più chiaro il motivo di tante vittorie. “È indispensabile per me, è il migliore che conosca e per questo viene pagato così bene dalle società in cui lavora. È il top e chi sta con me sa a che cosa mi riferisco” aveva confessato Mou al periodico A Bola nel 2005. Ascoltando o leggendo le parole dell’assistente dello Special One è stato possibile capire perché per Mourinho non ci sia spettacolo della sconfitta, perché in certi momenti le reazioni dell’allenatore siano state spesso esagerate, perché i calciatori che lui allena finiscono per eseguire qualsiasi sua richiesta.
Non sono mancati nemmeno gli episodi controversi, tanto in Inghilterra - al Chelsea prima e allo United poi - quanto in Spagna, dove in una sola stagione Rui venne espulso ben quattro volte; dalla comunicazione ‘proibita’ con l’allenatore squalificato in tribuna alle risse nel tunnel per difendere il pensiero e l’operato del suo maestro. Se oggi Rui Faria potesse parlare di José forse direbbe quanto dichiarato anni fa da André Villas Boas, che confessò di essere “accecato, addirittura innamorato della figura di Mourinho”. L’ex ‘Special two’ decise di prendere la sua strada e oggi i due non si parlano da quasi nove anni.
Il futuro di Rui resta tutto da definire. Come gli altri discepoli di Mourinho anche lui potrebbe decidere di iniziare una carriera da primo allenatore in cui mettere in pratica tutti gli insegnamenti del suo maestro. “Voglio ringraziare José però la fiducia che ha avuto in me in tutti questi anni, quando ero soltanto uno studente pieno di sogni. Voglio ringraziarlo per l’opportunità e per tutti gli insegnamenti che mi ha trasmesso e per le esperienze che mi ha permesso di vivere. Ma soprattutto lo voglio ringraziare per la sua amicizia”. Con queste parole Rui Faria oggi ha detto addio allo United e all’uomo con cui ho condiviso la sua intera carriera.