Giusto il tempo di dire la parola derby… “Eh, lo so, io già sto soffrendo, nervosa. I giorni precedenti li vivo con grandissima scaramanzia. Riesco a fare le stesse cose da anni. Diciamo che sono abitudini che la mia famiglia deve sopportare”. Tipo? “Si chiamano scaramanzie apposta”. L’inizio dell’intervista è di quelli che non ti aspetti. O almeno, non dall’ex presidente e amministratore delegato della Roma Rosella Sensi. Distacco? Aplomb? Non prima del derby. E soprattutto, non per chi come lei, è cresciuta a pane e Roma fin da piccola. Oggi, dopo la cessione societaria si definisce “una semplice tifosa della Roma” e forse proprio l’essere ormai “fuori” da tutto, acuisce quel senso di nervosismo, sportivo ovviamente, che solo il derby sa regalare.
Ansia e adrenalina sono le stesse. Adesso, come allora. Perché quando si hanno i colori giallorossi sottopelle non ci può mai essere distacco emotivo: “La tensione è la stessa, anche da presidente mi avvicinavo al derby da tifosa. – ammette la Sensi in esclusiva ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - Ho sempre vissuto la settimana precedente in maniera particolare. Poi il giorno della partita è sacro. Vivo quella giornata con le mie attitudini e le mie scaramanzie. Anche prima, pur stando vicino alla squadra, non riuscivo ad attenuare questa attesa”. Sofferenza, vissuta quasi sempre lontano dallo Stadio Olimpico. Non certo per poco amore, anzi, l’opposto: “Il derby l’ho sempre sofferto molto, forse troppo da tifosa e per questo non era mia abitudine andare allo stadio”. Emozioni ma anche “motivi scaramantici”, che però in un’occasione furono spazzati via. “Quel giorno feci un’eccezione. Ci stavamo giocando il campionato e mi sembrava giusto in quel momento sostenere la squadra”. Era il 20 aprile del 2010, finì 2-1 per la Roma. Ma passò alla storia per il doppio cambio che Ranieri fece al primo tempo, sul risultato di 1-0 per la Lazio. Fuori i due romani, Totti e De Rossi. Da lì la svolta. “Al primo tempo ero disperata, vincevano loro. Poi fortunatamente nel secondo tempo segnammo due volte, ribaltando il risultato. È stata la mia ultima volta allo stadio”. Troppe le emozioni e forse tanta, tantissima l’amarezza per lo Scudetto sfuggito all'ultima giornata.
Tante le sfide cittadine vinte ma, “non so scegliere, perché non ce n’è uno in particolare. Forse quello del 5-1, o i tanti di Francesco, ma anche quello che ci regalò le dieci vittorie consecutive. Sono stati molti i derby che hanno deciso nella nostra gestione momenti particolari”. Quindi nessuno? “Posso dire che ricordo con affetto quello del 3-3, quando mio padre si alzò in piedi gioendo in una maniera spontanea, come era nelle sue corde”. Un pareggio che alla Sensi ancora non va giù: “In quella partita ci annullarono il gol del 4-3, che a mio avviso continua ad essere regolare”. Sorride ripensando a quei momenti. C'era ancora il papà, Franco Sensi, uno degli ultimi presidenti tifosi, che diede tutto per la sua Roma. Ma il tifo si sa, a volte rende ciechi e porta ad esultanze sopra le righe. Nel 2006 Delio Rossi, allora allenatore della Lazio, decise di festeggiare un derby "invernale", facendo un bagno notturno nella fontana del Gianicolo. Raccontando l’aneddoto esce nuovamente fuori la Rosella tifosa. Passionale, scaramantica ma mai sopra le righe: “I ragazzi festeggiavano spesso tra di loro, noi sempre e solo con amici e persone vicine. Un bagno? No, diciamo che questo non ci caratterizzava, forse perché erano sempre durante le stagioni fredde… poi ognuno è libero di festeggiare come vuole”.
Domenica sarà la prima domenica di dicembre, appunto, e Lazio e Roma si ritroveranno in un derby d’alta quota, che non si vedeva da alcuni anni: “In queste partite però la classifica conta davvero poco. Il derby rimane un derby, una partita da vincere a tutti i costi”. Vittoria o sconfitta alla quale assisteranno pochi intimi, viste le previsioni di un Olimpico semivuoto: “Sarà un derby triste. Mi ricordo sempre un film di Alberto Sordi in cui prendeva in giro i tifosi della Lazio. Questa partita va vissuta con la goliardia che lo rappresenta, con gli sfottò e ovviamente con i tifosi allo stadio. Altrimenti si perde totalmente il senso di un derby”. La Roma da questo punto di vista già da tempo sta cercando di venire incontro al cuore pulsante del tifo, con iniziative (non ultima l’apertura del campo Tre Fontane) e proclami di tutti i tesserati. Ma la vera svolta la si avrà solamente con l’apertura del nuovo stadio: “Spero davvero si realizzi il prima possibile. Perché uno stadio vuoto per i tifosi della Roma è no sense. Loro sono stati determinanti in tutti i nostri anni di gestione, ai fini anche delle vittorie. Non perché giocassero, ma perché i ragazzi erano certi che avrebbero sentito la loro presenza”. Tifosi, curva... ed ecco che si apre nella Sensi, il vero grande rimpianto. Non essere riuscita a portare avanti il progetto dello Stadio Franco Sensi, presentato nel 2009, ma mai realizzato: “Noi avevamo un progetto, che però rimase inatteso per le note vicende bancarie della nostra famiglia e non permise di svilupparlo in maniera adeguata. Fu presentato e appoggiato da tutte le istituzioni, poi però essendo in procinto di cedere la Roma ci fu impossibile portarlo avanti. Peccato, perché era un sogno di mio padre e del presidente Viola. Avremmo voluto dare alla Roma un impianto proprio, esaudendo i sogni di due grandi uomini”.
La conclusione è la sintesi di questa continua lotta interiore tra scaramanzia e tifo: “Meglio questo Spalletti o quello sotto la mia gestione? Lo saprò dire tra un po’ di tempo”. Magari a fine stagione, al termine di una rincorsa vincente ad un trofeo. “Non mi voglio esprimere. L’ho già detto, sono scaramantica”. Impossibile strappare una parola di più, il tifo è anche questo. Un muro di scaramanzia, anche su un pronostico per domenica: “Ancora? (dice ridendo, ndr), non dico nulla”.