Wayne Rooney si è raccontato ai microfoni della BBC alla vigilia dell'uscita del documentario incentrato sulla sua vita fino alla sua esperienza da allenatore al Derby County. L'ex attaccante inglese ha toccato diversi temi importanti, dai suoi incredibili esordi ai suoi problemi extra-campo.
Rooney, oggi 36enne, ha rivelato della sua dipendenza dall'alcol, che l'ha portato alla depressione, arrivando anche a pensare al peggio in determinati momenti della sua carriera.
Rooney: "Avevo bisogno di aiuto ma non potevo dirlo"
La più grande paura di Rooney? "Nei momenti più bui temevo la morte" ha risposto. "Ho fatto tanti errori, ho guidato in stato di ebbrezza, avrei potuto uccidere qualcuno o me stesso. È un brutto stato in cui trovarsi".
"Mi rendevo conto di aver bisogno di aiuto per salvare me stesso ma anche la mia famiglia" ha proseguito l'ex attaccante. Che non trovava però la forza di affrontare argomenti spesso considerati tabù: "Dieci o quindici anni fa non potevo entrare in spogliatoio e dire 'ho problemi di alcolismo, sto lottando con problemi di salute mentale'. Non potevo farlo".
Nel documentario, Rooney racconta anche della sua adolescenza turbolenta: "Andavamo spesso a Southport a fare rissa. Una volta tornai con l'occhio suturato. Avevo 12 anni. A 13 ricordo di essermi rotto la mascella a Manchester".
E anche una volta avviato verso la carriera di calciatore, nelle giovanili dell'Everton, non ha abbandonato le brutte abitudini: "Un giorno attraversai la strada con una bottiglia di sidro in mano. Il mio coach, Colin Harvey, si fermò per farmi passare. Il giorno dopo in allenamento mi prese da parte e mi disse 'Ascoltami, hai il più grande talento che abbia mai visto tra i ragazzi della tua età. Non sprecarlo".