A sentirlo dire, potrebbe sembrare il classico finale perfetto da film. A guardare il lancio celebrativo dell'account Twitter ufficiale del Milan, con tanto di partnership commerciale nel campo dei videogames, nient'altro che roba da videogiochi. Astrattismo, insomma. Ma la "settimana da Dio" (enfatizzando volontariamente) di Alessio Romagnoli, in un doppio colpo da 6 punti nei minuti di recupero, è pura e concretissima realtà: inattesa a dir poco, per un difensore da 9 gol realizzati sinora in Serie A. Provvidenza pura, tra il 92' e il 97' minuto, per tenere il suo Milan agganciato al 4° posto e al treno Champions.
Prima il Genoa, poi l'Udinese: tutto in 5 giorni, tra un fischio finale sempre più incombente ed una bandierina improvvisamente alzatasi (almeno oggi) a far correre inizialmente un (vano) brivido lungo la schiena. Il resto, timore di un possibile fuorigioco escluso, è solo esultanza: quasi incredula all'inizio, nel vedere ancora il pallone finire in rete, scatenata poi, correndo verso l'abbraccio con i suoi tifosi. Quelli che ha conquistato gara dopo gara, voluto fortemente da Mihajlovic tre stagioni fa, diventando cardine di una difesa che ruota attorno al suo perno numero 13: rinnovando il contratto, in piena e confusa era cinese, puntando fortemente alla possibilità di confermarsi punto di riferimento rossonero del presente e del futuro.
YEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEESSSSSSSSSSSSS CAN YOU BELIEVE IT! ROMAGNOLI AT THE LAST GASP. AGAIN!!
ANCORA IL CAPITANOOOOOOOOOOO, ANCORA ALL'ULTIMO RESPIROOOOOOO#UdineseMilan 0-1@officialpes pic.twitter.com/e3BgKvN1ud
— AC Milan (@acmilan) 4" class="redactor-linkify-object">https://twitter.com/acmilan/status/105919622411547... novembre 2018
E non è forse un caso che lui, nuovo Capitano nella gestione Elliott, inizi e concluda l'azione che decide la gara: chiusura a centrocampo per rubare palla e punire l'ingenuità di Opoku, corsa da ultima speranza in ripartenza verso l'area di rigore, scambio con Suso e sinistro vincente ad una palla medica pesantissima che nessuno sembrava voler calciare. Giocata in cui il verbo credere, dalle ambizioni rossonere alla possibilità di ottenere tre punti in extremis, finisce per ottenere un significato chiave nella mentalità di una squadra risollevatasi, non senza fatica, da un momento particolarmente complesso: e dove non arriva la fortuna, con Higuain temporaneamente finito in un'infermeria già piena e destinata a non svuotarsi nel breve periodo, tornano voglia e mentalità in più.
Testa diversa, dopo il blackout tra Inter e Betis, per ottenere finalmente il primo clean sheet stagionale in campionato, saldando ulteriormente una panchina troppe volte discussa: un po' come quell'ultima azione decisiva, al 97', dove per Gattuso i suoi "hanno cazzeggiato", peccando di veleno, salvo poi scatenarlo per un'esultanza liberatoria. Gli stessi che "morirebbero per lui", a detta di un uomo da 6 punti in 5 giorni: centrale difensivo in versione goleador, non in un finale perfetto da film e neppure nei videogiochi. Pura e semplice realtà di una "settimana da Dio", partita dall'acrobazia di San Siro e conclusa con il diagonale della Dacia Arena: gancio sinistro appeso ad un obiettivo che gara dopo gara, difficoltà dopo difficoltà, resta molto più che vivo. Anche grazie ad Alessio Romagnoli: ormai nuovo simbolo del Milan che è e che verrà.