Antonio Rüdiger, l'anno della consacrazione. Seconda stagione a Roma per il possente difensore tedesco che ha avuto bisogno di un po' di tempo in più per adattarsi a uno stile di vita e un calcio totalmente differente. Ma Antonio a "crescere in fretta" è abituato:
"“A casa parliamo ourl anguage”, cioè un inglese con un forte accento locale" - ha dichiarato il numero 2 dei giallorossi a "UltimoUomo" - "Nelle interviste preferisce non rischiare l’italiano per non essere frainteso. Sono nato a Neukölln, per me era un angolo di paradiso, perché non sono cresciuto nel razzismo o cose del genere. Avevo amici arabi e di tutte le culture e i Paesi del mondo. Non ho mai avuto problemi, stavamo insieme come una famiglia. A me piaceva vivere lì. Certo, adesso non vorrei che i miei figli crescessero come sono cresciuto io… Ci sono persone che hanno preso altre vie. Non voglio dire che se non fossi diventato calciatore sarei diventato un criminale, non posso saperlo, ma il calcio mi ha dato una buona direzione".
Dalle giovanili del Borussia Dortmund allo Stoccarda: "Se guardate le statistiche, da quando Mario Götze è salito in prima squadra dalle giovanili, ci sono stati solo altri due giocatori che hanno fatto lo stesso salto. Se invece guardo il mio percorso con lo Stoccarda, ho giocato più di 80 partite con la prima squadra. Quindi credo di aver fatto la scelta giusta". L'avversario più forte? "Insigne, è un giocatore molto intelligente. Conosce la mia fisicità e sa che non ha nessuna speranza se si allunga la palla. Per questo ha giocato quasi sempre a un tocco contro di me: non riuscivo a prenderlo. Toccava il pallone solo una volta e poi se ne andava dalla mia zona. Il fatto è che lui ha un baricentro basso e quindi è più stabile di me. Io sono molto atletico e veloce, ma se lui si sposta lateralmente, I’m dead. Messi? Crazy. Un altro livello. Preferisco giocatori come Mario Mandzukic, che è della mia altezza".
Rudiger viene da un grave infortunio: "Le persone dimenticano... Non ho giocato per quattro mesi e poi ho ricominciato direttamente a giocare da titolare: fino ad oggi ho fatto più di 35 partite, è normale avere dei cali. Ma onestamente penso di essere stato costante in questa stagione. La scorsa stagione, sono stato più incostante: una o due partite buone, una cattiva. Ma questa stagione penso di essere stato costante, A volte ci ripenso e dico che è stata una follia, che non è normale essere tornato così velocemente e così in forma. Quando sono rientrato in campo mi dicevano che era come se non mi fossi mai infortunato. Italia? Penso di essere migliorato. Quando sono passato dalla Germania all’Italia è cambiato tutto, due Paesi diversi, due tipi di calcio diversi. Devi adattarti e ci vuole del tempo: alcuni giocatori si adattano più velocemente, altri ci mettono un po’ di più. Ma penso che adesso sto giocando bene, anche con la palla. Mi sento molto in fiducia con la palla". Il ruolo di De Rossi: "Se gli chiedi qualcosa lui è la persona che ne sa più di tutti, ti può dire qualcosa sulla sua esperienza, cosa ha già visto. Può dirti tutto sulla Serie A, anche su cos’è successo in passato. Queste per me sono le cose interessanti".
Rapporto con Spalletti: "Mi sta insegnando molto in difesa. Penso si veda: da quando è arrivato sono migliorato molto, secondo me. Soprattutto da un punto di vista tattico, in particolare da quando è arrivato Spalletti: è stato davvero… wow! La Juventus ha vinto il campionato per sei anni, ma la differenza è come giocano. Non pressano come degli stupidi, usano la testa; pressano a seconda della situazione, a volte aspettano. Sono anni di duro lavoro: ognuno sa dove deve andare, e penso che non si parlino nemmeno così tanto tra loro. Chiellini, Barzagli, Bonucci e Buffon giocano da tanti anni insieme, in Nazionale e nel club, e quindi sanno perfettamente cosa sta facendo ognuno. Non credo che in Germania ci sia una squadra che difende come la Juventus. La Bundesliga è più fisica, è più di corsa. Le squadre vanno avanti e indietro. Se puoi correre per 90 minuti allora va bene. Cosa hanno in più i bianconeri? E' evidente la qualità dei giocatori della Juventus e la mentalità vincente. Poi c'è Torino. Roma è diversa, lo sappiamo. Sono passati 16 anni da quando la Roma ha vinto lo scudetto. Quindi le aspettative delle persone sono molto alte".
Rüdiger vittima del razzismo? "Non dico che gli italiani siano razzisti. Non mi sembra, però, che la Federazione italiana stia facendo qualcosa per fermare il razzismo. E questo è un problema. Perché in Germania se accadesse una cosa simile si prenderebbero dei provvedimenti. Ma qui non succede niente. È facile dire “No al razzismo”, fare striscioni allo stadio contro il razzismo, ma ad un certo punto devi mettere un limite. Muntari? È la sua reazione: lo posso capire perché so come ci si sente. Le persone la fanno troppo facile, dicono: Perché ha lasciato il campo? È facile finché non capita a te, è facile dire: Non devi reagire alle provocazioni. Se ti taglio il braccio esce fuori il sangue, e lo stesso succede se taglio il mio. È lo stesso". Sull'amico Jerome Boateng: "Io gliel’ho detto: se non avesse giocato la finale contro l’Argentina, la Germania non avrebbe vinto. Cosa gli invidio? Prima di tutto ha un’ottima tecnica di passaggio. Quando gioca, tutto sembra semplice nonostante sia molto veloce. È sempre calmo quando gestisce il pallone. Lui dà tutto ma da fuori sembra comunque che non stia facendo sforzo. Credo che la differenza stia nel numero delle partite giocate. Lui ha 28 anni, io 24. Io so da lui, perché lui me l’ha detto, che lui non era al mio livello quando aveva 24 anni. Non era così avanti".