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Data: 15/04/2017 -

Roma, Florenzi: "Non giocare mi toglie l'aria. I miei ricordi più belli? Il container all'Acilia e la promessa a mia nonna"

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Stare fuori pesa, eccome. Guardare gli altri correre, sudare e vincere senza poter dare il proprio contributo è dura, lo sa Alessandro Florenzi, costretto a sedersi in tribuna la domenica per colpa di una sfortuna che non accenna a lasciarlo stare. Due infortuni entrambi alle ginocchia, un duro calvario da risalire ma tanta forza di volontà per farcela. Il centrocampista della Roma si è raccontato ai microfoni del Corriere dello Sport, parlando di tutto, anche dei suoi primi calci ad un pallone.

"Il recupero procede, non mi son dato per adesso un tempo preciso di rientro ma spero di tornare presto a giocare. A stare fermo mi manca l'aria. Lo sbaglio forse è stato quello di affrettare i tempi, adesso l'ho capito e non ripeterò lo stesso errore. Purtroppo quando subisci un infortunio al crociato devi conviverci per tutto il resto della tua carriera, è un problema che ti segna per sempre. Tutti i giorni da ora in avanti dovrò fare esercizi per assicurarmi che il ginocchia stia bene, altrimenti la mia carriera si potrebbe ridurre sensibilmente. Tutto questo però non mi pesa, sono disponibile a faticare per il mio bene. Il secondo infortunio psicologicamente è stato una mazzata, mi sentivo benissimo e ad un certo punto il crac. Fortunatamente la mia famiglia mi è rimasta accanto, facendomi pesare un po' meno tutta questa situazione. A chi devo essere più grato? A mia figlia, lei non lo sa ancora ma mi ha salvato la vita. Tornare a casa e vederla correre verso di me mi ha dato una forza che non credevo di avere. E' una cosa bellissima essere grato a mia figlia. Quando è arrivata ha cambiato la vita mia e di mia moglie, se lei sta bene allora stiamo bene anche noi. Mi ha reso più responsabile e maturo, non potrei fare a meno di lei".

Come Florenzi, anche Pepito Rossi sta affrontando per l'ennesima volta lo stesso calvario: "L'ho conosciuto in Nazionale ed è un ragazzo splendido che non merita quello che gli sta accadendo. Gli faccio tutti i miei auguri e sono convinto che con la sua forza di volontà tornerà nuovamente a giocare".

Tornando alla famiglia, Florenzi non può fare a meno di parlare della nonna: "La decisione di correre ad abbracciarla dopo quel gol l'ho presa prima di entrare in campo. Lei non capisce di calcio ed era venuta solo per me. Non lo avevo detto a nessuno, solo a lei al telefono scherzando ma non mi aveva creduto. Dopo il gol mi son detto 'vado', e così ho fatto senza pensare all'ammonizione".

Il primo ricordo che Florenzi ha del calcio nella sua vita è strano: "Un container all'Acilia, c'erano i campi di calcetto e dietro questo container. Ho passato lì la mia infanzia. Mia madre lavorava in questo centro sportivo e dalle 5 alle 8 sapeva che io non mi sarei mosso dalla piazza dietro il container. Poi bastava un fischio e io tornavo, che tempi. A undici anni mi hanno scelto sia Lazio che Roma, mi è bastato parlare con Bruno Conti per prendere la mia decisione definitiva. A Crotone poi è stata la prima volta lontano dalla famiglia, quando tutti son tornati su a Roma e son rimasto solo e non sapevo che fare. La prima notte non ho dormito, poi da lì ho cominciato a diventare grande".

Per il futuro, invece, Florenzi non si sbilancia: "Mi guardo e penso di voler fare il percorso di Totti e De Rossi, poi però allo stesso tempo dico che non sono io a deciderlo. Cambiano tante cose nel calcio e io non mi sento di precludermi nulla. Sarebbe bello conoscere altri posti e giocare in altre realtà, poi però il senso di appartenenza torna e penso di voler rimanere qui. Non potrei sbilanciarmi adesso. Con Francesco e Daniele ho un rapporto che va al di là del calcio. Con Daniele forse un po' di più, usciamo insieme e mi è stato vicino quando mi son rotto per la prima volta. Tornati da Sassuolo è venuto a Villa Stuart ed è stato lui a dirlo ai miei genitori, non lo dimenticherò mai".

Tra Messi e Dybala, Florenzi sceglie... Fabregas: "E' il mio idolo, all'Europeo gli ho chiesto la maglia e lui è rimasto sorpreso. Poi quando mi son fatto male mi ha pure chiamato, chiedendo il numero a Paolo Bertelli, il preparatore atletico del Chelsea. Ho dovuto chiedere un bicchiere d'acqua a mia moglie quando ho sentito la sua voce".

Lo scudetto non è utopia per Florenzi: "Io ci credo, finché la matematica non ci condanna io continuerò a crederci. Ci sono sette partite ancora da giocare e dobbiamo vincerle tutte se vogliamo toglierci questa soddisfazione. Il derby? E' una partita a sè, che esula dalle altre. Una volta parlando con Immobile gli ho detto che nemmeno all'esame di Stato ho sentito la stessa ansia".

Infine, Florenzi ribadisce di non voler affrettare i tempi di recupero: "Credo di tornare per l'inizio della prossima stagione, sono sette-otto mesi ma non mi va di accelerare i tempi. Lavoro ogni giorno con tanta intensità, ho una voglia matta di tornare a respirare il profumo dell'erba dell'Olimpico".



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