“Quando una cosa funziona, perché cercare di cambiarla?”. La voce è carismatica, il tono è avvolgente. Di quelli che ti restano impressi, come i racconti vivaci ed emozionanti delle sue radiocronache. Da Berlino 2006, passando per Londra 2021. Nel World Radio Day, Francesco Repice si è raccontato ai microfoni di gianlucadimarzio.com. “La Radio è il mezzo immediatamente percepibile da chi voglia essere informato. Con l’avvento delle nuove tecnologie eravamo convinti che il ruolo della radio potesse passare in secondo piano. A dirla tutta è stato il contrario, lo hanno esaltato”. Sembra di star dentro ad una delle sue radiocronache, quasi come ascoltare Tutto il Calcio minuto per minuto: “Mentre ascolti la radio puoi fare qualsiasi cosa: ma lei è sempre lì, ti informa e ti racconta le cose. Ecco perché credo sia il mezzo della natura più insostituibile: la Radio ti insegue”.
Repice: “Per fortuna la radiocronaca ha scelto me”
Dalle finali di Champions a quella del Mondiale. Club e Nazionale, un viaggio infinito che ancora lo emoziona e lo coinvolge come se fosse il primo giorno. “La radio mi ha scelto: immediatezza nel senso più vero della parola. La mia prima volta è stata un Roma Bologna nel 1996-97. Vinse la Roma per 2-1, ricordo tutto perché in quell’occasione il pubblico dell’Olimpico sventolò i fazzoletti in segno di protesta per la sconfitta precedente contro la Juventus”.
Una differenza enorme tra radiocronaca e telecronaca, che Francesco Repice racconta con la semplicità di chi da oltre 25 anni prova a dar vita alle parole. “La radiocronaca ti costringe ad usare le parole e ad abbinarle a tutti i suoni dello stadio, che già di per sé sono un dipinto da colorare. Questo è il segreto. La radio ti racconta l’emozione di una partita, la gioia di uno stadio non collegato ti fa percepire subito se a far gol è stata la squadra di casa o quella ospite”.
Repice: “Nella Finale degli Europei diedi l’anima a Dio”
Raccontare le gesta della propria squadra del cuore deve essere qualcosa di diverso rispetto al resto. Se poi si parla della propria Nazionale nella massima competizione europea allora tutto assume una forma diversa. Empatia allo stato puro: “Il coinvolgimento emotivo è tale da farti perdere le coordinate. Vivi e fai le stesse cose dei calciatori. Magari ti sposti in una città del Brasile e sai che se le cose vanno male devi portarti dietro la valigia perché potresti tornare direttamente in Italia. Se invece vanno bene magari torni a vivere il ritiro degli azzurri perché hai passato il turno. Questo rende tutto eccitante”.
La finale di Wembley del luglio 2021 il ricordo più vivo e più recente a tinte azzurre. “Pensa che io non ero a Londra. Il collega che era con me nella semifinale con la Spagna aveva contratto il Covid e il governo inglese mi disse che non potevo assolutamente tornare a Londra. La feci da studio in Rai avendo la voce tecnica a Londra. Ricordo la solitudine di quello studio dove non volevo nessuno, le tante persone vicino la porta ma anche il silenzio assoluto di Saxa Rubra”. Ricordi assoluti, di gioie azzurre raccontate ad un popolo italiano in ascolto perenne in attesa dell’urlo liberatorio: “Siamo…siamo…siamo campioni d’Europa”.
“Totti il calciatore che mi ha emozionato di più in assoluto”
In quasi 30 anni di radiocronache, alla domanda sul calciatore più emozionante da commentare Repice non ha dubbi: “Francesco Totti, non esiste calciatore più completo che abbia avuto l’Italia nel corso della sua storia calcistica. A parte il mio tifo per la Roma, è stato bellissimo poterlo raccontare ed esaltarne le gesta. Ho fatto la radiocronaca del suo addio, è stata una delle cose più difficili, complicate e probanti della mia carriera. È stata dura mantenere l’equilibrio. Per lui come anche per l’addio di Del Piero nel quale interruppi una partita”.
“Cronos, cronaca - Radio, ascolto. Probabilmente però, non avessi fatto il radiocronista avrei voluto essere un pescatore per stare tutto il giorno davanti al mare”. Voci, racconti ed emozioni. Il ritratto di Francesco Repice.