“Stai pronto perché domenica giochi tu”. Senza tanti giri di parole e con la stessa serenità che trasmette ai suoi ragazzi quando scendono in campo. Così Thiago Motta preannuncia a Federico Ravaglia che contro la Roma giocherà titolare.
Il motivo è presto detto. Il portiere classe 1999 si allena bene, è sempre vigile e progredisce giorno dopo giorno. A Bologna questi atteggiamenti non passano inosservati. Lo vede l’allenatore italo-brasiliano, come prima di lui lo nota Miahjlovic su consiglio di un collega del ragazzo. C’è poi la Roma; la forza del destino.
Lautaro? “Il lavoro paga”. Il mantra che aleggia fra i campi di Casteldebole sui quali Thiago e il suo staff stanno costruendo un’impresa che potrebbe avere dell’incredibile. Ravaglia: l’ambizione del (P)rogresso griffata Bologna.
Da Roma a Roma con un rigore nel mezzo la destinazione di Ravaglia è sempre Bologna
“Mister è meglio che giochi Federico, si fidi”. L’umiltà di riconoscere i propri limiti ed esaltare i meriti altrui. Inizia così l’avventura nella prima squadra del Bologna di Federico Ravaglia. Con le parole di un compagno più grande di età, più esperto, ma con un’intelligenza e un senso di riconoscenza per la maglia encomiabile. Sono parole di Angelo Da Costa, secondo portiere del Bologna nella stagione 2020-2021. Siamo alla vigilia di Bologna-Roma. Il titolare Skorupski è alle prese con un infortunio alla mano che lo terrà fuori dal campo per diverse settimane. Le gerarchie dell’allora allenatore Miahjlovic sono chiare: Da Costa è il secondo designato.
Il brasiliano, però, è conscio anche del ruolo di leader che Sinisa rivede in lui. Lo dimostra con il coraggio di ammettere di non essere pronto. Sa di non poter garantire la fiducia che l’allenatore ripone in lui. Il vice del polacco decide di fare un passo indietro e suggerisce a Miahjlovic di far giocare il terzo: Federico Ravaglia. Si allena con grinta e determinazione, ha 21 anni e un entusiasmo palpabile. Sarà titolare contro i giallorossi. Il terzo che diventa primo. Il risultato è solo di contorno.
Le gioie sono altre. Ci sarà tempo per rifarsi, magari sfoderando due parate su Belotti quando quella Roma tornerà a incrociare la tua strada. Da secondo a primo. E perché no, magari a San Siro parerà pure un rigore a uno degli attaccanti più forti del massimo campionato come Lautaro Martinez e con la sua squadra completerà una rimonta fantastica e volerà ai quarti di finale di Coppa Italia. Riaccenderà la memoria di 2.000 tifosi presenti al Meazza e farà brillare di speranze un’intera città: la sua Bologna.
Da Pagliuca a Buffon è un (P)rogresso continuo
Ha Bologna e il Bologna nel sangue. È pronto a tutto pur di esaudire il suo desiderio: esordire in Serie A con la maglia rossoblù. Una casacca cucita sul petto da quando, ancora adolescente, entra nel settore giovanile emiliano. Nativo di Castel Maggiore, a soli 11km di distanza dal capoluogo. Bolognese doc e viscerale tifoso rossoblù. Una crescita, quella del ragazzo nel vivaio bolognese, cercata e trovata. Dall’Under 15 alla prima squadra nella convinzione di riuscire. La consapevolezza di poter contare su persone che credono in lui e nel ruolo del portiere nel segno della storia e del blasone dei nomi. Gianluca Pagliuca il suo “maestro” all’ombra del Dall’Ara. Gigi Buffon l’idolo che tiene accese le speranze. Una maturazione continua. Stampata nel curriculum. La SCD Progresso Calcio, la squadra con cui blocca i primi palloni. Lì, nella periferia bolognese, fra pianure e colli sullo sfondo dove prendono forma i sogni di altri ragazzini come lui che del calcio vorrebbero farne vita.
E, quindi, incontrare anche un Giacomo Raspadori di Bentivoglio proiettato verso l’Europa è solo questione di anni e amicizie all’insegna del (P)rogresso. Una crescita che col passare del tempo determinerà anche l’arrivo nel calcio professionistico. Ma senza fretta. Con la giusta dose di gavetta che dona linfa all’autostima. SudTirol poi Gubbio in Serie C. Frosinone e Reggina in B. In Ciociaria la conferma delle potenzialità del portiere: 27 presenze, 9 partite senza subire gol. Quattro delle quali nelle prime sette gare che valgono il riconoscimento di “Re dei clean sheet” da parte della Lega Serie B. Il passato formula le ipotesi, il presente certifica. Federico Ravaglia: “il lavoro paga”.