Le tribune di Ibrox Park tremano da quanto fanno festa i tifosi dei Rangers. Ma dieci anni fa tremavano per un altro motivo: lo storico club di Glasgow, nel febbraio del 2012, veniva dichiarato fallito, a causa di una montagna di debiti che portò alla messa in liquidazione della società. I Rangers ripartirono così dalla quarta serie, la Scottish League Two, appena un anno dopo aver vinto il 54° titolo della propria storia e appena quattro anni dopo l'ultima finale europea, persa nel 2008 contro lo Zenit San Pietroburgo a Manchester (in semifinale eliminarono la Fiorentina ai rigori). Si chiamava ancora Coppa UEFA, oggi invece si chiama Europa League e di cose ne sono passate nel frattempo.
Il fallimento e la quarta serie
Al termine della stagione 2011/2012, quando già si preannunciava il disastro economico (e conseguentemente sportivo) dei Rangers, i tifosi del Celtic, nell'ultimo derby prima del fallimento, dedicarono ai rivali una coreografia di sfottò: "Your day is coming" (Il vostro giorno sta arrivando). E arrivò, poche settimane dopo, con un verdetto da paura: quarta serie. Campi di bassa qualità, ambienti ostili ma tutti spianati dalla forza del popolo dei Rangers. Giocatori in campo, tifosi sugli spalti. Perché nonostante il fallimento e la retrocessione di quattro categorie, i 'Light blues' ci sono sempre stati: dai migliori stadi europei a quelli della periferia scozzese, il tifo per i Rangers si è sempre fatto sentire a gran voce. Passione al di là del risultato e al di là della categoria: non è uno slogan, ma la pura realtà.
Anche a Peterhead, i tifosi dei Rangers invasero lo stadio. Era l'11 agosto 2012 e il club giocava la sua prima partita ufficiale dopo il fallimento, in uno stadio in cui la capienza a stento superava le quattromila persone. Risultato finale: 2-2, un pari che i Rangers raggiunsero solo nei minuti finali grazie al gol di Andrew Little, attaccante che decise di scendere negli abissi del calcio scozzese con la maglia dei Rangers, nonostante giocasse in prima divisione prima del fallimento. E infatti, Little terminerà capocannoniere del torneo, con 22 gol fatti in 36 partite.
La risalita
I Rangers stravincono il campionato di quarta divisione: 83 punti in 36 partite, 25 vittorie, 8 pareggi, 3 sconfitte e +24 dalla seconda. Il primo gradino della risalita era stato fatto. La stagione successiva dominano in maniera ancor più netta anche la Scottish League One (la terza serie), con un percorso da 102 punti, 33 vittorie, 3 pareggi, 0 sconfitte, 106 gol fatti e solo 18 subiti, in 36 partite: è Championship. I tifosi tornano ad annusare il ritorno in massima serie. E la squadra ci va vicino davvero: conclude al terzo posto in campionato, ma perde la finale playoff contro il Motherwell. Al fischio finale, la frustrazione è enorme e scoppia una rissa che fa finire la serata e la stagione nel peggiore dei modi. Da segnalare anche la semifinale di Scottish League Cup contro il Celtic: dopo tre anni, era tornato l'Old Firm, ma il divario tra le due squadre era ancora troppo grande e ad Hampden Park la partita finì sul 2-0. Ma l'anno successivo è quello buono: stavolta i Rangers non sbagliano e vincono il campionato con undici punti sulla seconda: quattro anni dopo il fallimeno, è di nuovo Scottish Premier League. Nel frattempo, dall'estate precedente era arrivato un ragazzino che con il tempo entrerà nel cuore dei tifosi e poi nei libri di storia del club, di cui ancora oggi porta la maglia: è James Tavernier. Fu proprio lui a segnare il gol decisivo contro il Dumbarton, che permise ai Rangers di ottenere l'aritmetica promozione in prima divisione.
Una volta tornati in massima serie, l'obiettivo dei Rangers diventa subito quello di impedire ai rivali del Celtic (che nel frattempo erano diventati i veri 'tiranni' del campionato scozzese) di vincere dieci campionati consecutivi, un'impresa mai riuscita a nessuno in Scozia. Alla seconda giornata, i Rangers prendono la testa della classifica, ma dopo due turni vengono superati dal Celtic che il primato non lo cederà più: i Rangers finiranno terzi. La stagione 2017/2018 vede un nuovo terzo posto. Poi in panchina arriva Steven Gerrard, che colleziona due secondi posti nelle stagioni 2018/2019 e 2019/2020. Dal fallimento nel 2012 fino al 2020, tutti i campionati erano stati vinti dal Celtic, che era arrivato all'inizio della stagione 2020/2021 con il 'nine-in-a-row" (nove di fila), a meno uno dal record storico, che però non avverrà. Nella stagione del Covid, quella con gli stadi vuoti, i Glasgow Rangers tornano a vincere il campionato e interrompono la striscia dei rivali. In Scozia, il cerchio si è già chiuso. Ora tocca all'Europa.
La finale di Europa League
Oggi, i Rangers sono a un passo dalla conquista dell'Europa League. Sulla panchina non c'è più Gerrard ma Giovanni Van Bronckhorst, uno che già da giocatore con la maglia dei Rangers ha vinto due campionati, due coppe di Scozia e una Coppa di Lega e che ora vuole aggiungere in bacheca l'importante trofeo internazionale, per portare la parte protestante di Glasgow sul tetto d'Europa.
A Siviglia, per il match contro l'Eintracht Francoforte, sono attesi circa centomila persone. La vittoria del titolo dello scorso anno non è stata goduta sugli spalti e ora manca solo quel tassello per riprendersi davvero tutto, anche la gioia di saltare in tribuna al fischio finale dell'arbitro. Ibrox, anche a distanza, vuole tremare. Stavolta di gioia. Per dare uno schiaffo alla sofferenza vissuta negli anni successivi al fallimento. Senza però dimenticarla, perché sarà bello dire: 'C'ero a Peterhead, in quello stadio da quattromila posti a sperare in un pareggio al debutto in quarta serie. Ci sono oggi'. Per un tifoso di una squadra di calcio non c'è sensazione più gratificante. Al di là del risultato.