Scuola Calcio Libertas Capaci, una garanzia. Qui da una vita Salvino Taormina cresce e lancia talenti: si definisce “un missionario del pallone”, uno che a questo sport ha dato tutto e che ha sempre cercato di non far morire il calcio a Capaci. “E menomale”, penserà qualcuno a Palermo. Perché il Golden Boy (e capocannoniere) del Torneo di Viareggio viene proprio da qui. Antonino La Gumina di strada ne ha fatta eccome: Capaci, il Palermo, la crescita, i gol in Versilia. Adesso anche un nuovo agente, quel Pierpaolo Triulzi già manager di Iturbe e Dybala che si sta già attivando per trovare una buona soluzione per il suo futuro. Magari in B, per continuare il suo percorso di crescita. Un percorso partito da lontano, da quei calci al Cardinali di Capaci sotto gli occhi di Taormina. “Mister, grazie per gli allenamenti eccezionali che ci fai”: la firma è quella di Nino, oggi centravanti del Palermo primavera che allora aveva 6 anni e su una foto di squadra disegnava il suo messaggio d’affetto all’allenatore che lo stava lanciando. “Mi vuoi bene?” aggiungeva sotto, e poi due quadratini come quelli che avremmo fatto per una ragazzina che ci piaceva: sì o no. “E c’era scritto che se non gli volevo bene, lui comunque me ne voleva lo stesso” racconta Salvino a GianlucaDiMarzio.com. Sorpreso del percorso di Nino? “No no, era un Gian Burrasca fin da piccolino” racconta a tutta velocità. Paragone originale, e poi è impossibile frenarlo. Un fiume in piena di emozioni e di ricordi: “Andò al Palermo insieme al compagno Giuliano (un altro che farà strada), già da piccolo Nino giocava con quelli più grandi di uno o due anni. Era un ragazzo precoce, e questo la sua storia lo ha confermato”. Gol? “A ripetizione, con facilità. E poi saltava tutti senza problemi”. Solo pregi, Salvino (giustamente) non sa raccontare altro: “Era ed è uno furbo, fin da piccolo non solo aveva tecnica e senso del gol, ma era capace anche di individuare punti di forza e difetti degli avversari. Era uno già maturo… ed ora è pronto per decollare”.
Taormina è pronto a scommettere sul futuro di Nino, nonostante “purtroppo i nostri settori giovanili si riempiano sempre di più di attaccanti stranieri”. Anzi, una volta - scherzando - gli disse perfino che lo avrebbe “portato al Milan dicendo loro che sei straniero. Vedrai che non ti lasciano più tornare a casa…”. Ed invece a Palermo c’è rimasto, diventando stella di quella squadra quasi interamente palermitana che è lavoro ed orgoglio di Baccin. Nino, assicura Salvino, “non è cambiato di una virgola. E’ sempre stato uno determinato. Tanti bambini fanno un sacco di capricci da piccolo… ‘Questo lo voglio fare, questo no’. Lui invece faceva tutto, mi seguiva passo passo e non saltava mai un allenamento. I compagni? Lo adoravano, perché lui sapeva farsi amare. Sapeva che per fare bene hai bisogno anche degli altri…”. Gol e poi? “Dribbling, da sempre. Bravissimo a scartare gli avversari come ieri per il rigore del 2-2… quando sei piccolo tanti ti urlano di non farlo, ma per me non è giusto. Sarebbe stato un errore perché nel calcio serve eccome… Nino poi non si tirava mai indietro, eh. Mai”. Ed è tornato a trovarvi? “Eccome! E’ un ragazzo eccezionale…”. Che farà il bene del Palermo, nella sua Capaci ne sono convinti. E poi giustamente “Iachini ci ha già puntato, ci credeva in Nino. Lo convocò tante volte e lo fece anche esordire. Certo, è ancora un ragazzo e deve fare esperienza. Ma la strada è quella giusta”. Anche perché, conclude Salvino Taormina, “a Palermo lo hanno saputo coltivare. L’ho sempre tenuto d’occhio io… e caratterialmente è rimasto lo stesso. Ora fa la prima punta, prima era un Cavani. Ma i numeri il ragazzo li ha”. E li dà pure: 9 gol al Viareggio, 12 in due edizioni. Inseguendo Immobile, rientrando oggi a Palermo tra gli applausi della sua gente. Da Capaci, con scalo in Versilia: il lungo viaggio di Nino La Gumina, il Gian Burrasca del pallone.