Ha portato il Real in finale contro il Bayern e ha aperto la serata di Kiev. Karim Benzema, quando serve, c’è. Per questo Zidane se può non ci rinuncia mai, perché è un “attaccante moderno che non è soltanto gol”. L’allenatore con le sue sentenze spesso riesce a calmare una tifoseria insoddisfatta e rumorosa. Karim - uscito spesso dal campo fischiato - è poi riuscito a trasformare i mugugni del Bernabéu in applausi.
Colpa di alcuni errori veramente clamorosi, ‘colpa’ anche di un pubblico molto esigente, abituato a chiedere di più. Ancora e ancora. Non importa se nelle tue oltre 400 presenze con il Real Madrid hai segnato più di 190 gol, arriverà sempre un Morata, un Higuain, un Asensio di turno che i sondaggi della stampa vorranno vedere in campo più di te.
Negli undici in campo dal 1’ a Kiev Benzema c’è. C’è anche quando il rilancio suicida di Karius manda sul suo piede la palla dell’1-0. Stava provando ad arrivare su quel pallone, ci credeva. Un’altra firma per entrare ancora di più nella storia.
Non ci sarà invece in Russia con la Nazionale francese, che da tempo non lo considera. Con la squadra ora guidata da Deschamps il rapporto è stato spesso conflittuale. Nel 2013 spiegava di non voler cantare la Marsigliese pur amando la Francia: “Nessuno può costringermi a farlo, non è così che segnerò una tripletta“. Anche Zidane restava muto durante l’esecuzione dell’inno, oggi invece quando si tratta di difendere il suo attaccante - che lui si ostina mandare in campo anche quando non sembra esserci una vera ragione - non si tira mai indietro.
Una parola buona sempre garantita e lo stesso vale per Cristiano Ronaldo che più di una volta ha invitato il Bernabéu a non fischiarlo, a incitarlo. Anche pubblicamente, davanti alle telecamere e con gesti plateali. CR7 ama giocare con lui, lo spogliatoio è con lui.
Personaggio particolare, Benzema. Il ragazzo di periferia introverso e
tenebroso diventato stella a Lione. In Francia Karim ha mostrato un
repertorio praticamente infinito, giocate da fantascienza e gol
pregevolissimi. I portieri spesso ridicolizzati, i movimenti da
centravanti immarcabile. I 35 milioni di Florentino Perez lo strappano
al Lione e lo portano nella Liga, nella squadra più importante della
storia che oggi è ancora il suo presente. Oltre le critiche, oltre i
dualismi.
Benzema deve fare sempre di più, deve sbagliare meno per guadagnarsi almeno un cenno di approvazione dei suoi tifosi. Il Real Madrid è il suo club ma anche la sua nazionale.
Le merengues sono l’unico grande palcoscenico del numero 9. Dalla Liga alla Champions, competizione vinta quattro volte negli ultimi cinque anni e in cui Benzema non smette di essere protagonista. Perché è un attaccante moderno, direbbe Zizou. Parola al campo, come sempre. Lì dove Karim segna, combatte ed è decisivo. La sua firma anche a Kiev, un’altra notte da incorniciare che - per un po’ - allontana critiche e fischi.