19 ottobre 2016, sembra passata una vita. Il giorno in cui Santi Cazorla è sceso in campo per l’ultima volta. Poi nove operazioni e una serie infinita di problemi che hanno di volta in volta posticipato il suo ritorno in campo. Santi ora potrebbe davvero rivedere la luce prima della fine di questa stagione. Il giocatore dell’Arsenal sarebbe arrivato alla fase finale del percorso di recupero dall’ennesimo infortunio. A fermarlo, lo scorso novembre, era stato un fastidio al tendine che non essendo stato curato aveva nuovamente costretto il giocatore a sottoporsi a intervento chirurgico.
Più di quattro mesi dopo Wenger ha parlato di lui in conferenza stampa: “Sinceramente, non so se Santi tornerà a giocare ad alti livelli. Lo spero ma non lo so. È un giocatore che ci è mancato molto, non ho mai parlato di lui durante le conferenze stampa o comunque non molte volte perché non era questo l’argomento del dibattito, ma ci è mancato molto nel corso delle stagioni e delle partite che abbiamo giocato. È un calciatore eccezionale ed è veramente brutto quello che gli è successo. È stata una grave perdita per l’Arsenal. Non lo vedo dalla finale di League Cup perché poi ha ripreso il suo percorso di riabilitazione“. Cazorla potrebbe quindi rientrare in campo prima della fine della stagione, nei prossimi giorni si sottoporrà a un controllo che farà capire definitivamente se potrà tornare a giocare in Premier. “Se dovesse dimostrarsi in grado, con la società parleremo di un nuovo contratto”, ha poi aggiunto Wenger.
Un premio alla tenacia, alla volontà di non abbassare la testa nonostante un’incredibile serie di sfortune e di infortuni che hanno quasi messo il punto definitivo alla carriera di un calciatore che con la sua Nazionale ha vinto due volte l’Europeo. Nel 2007 Santi era il calciatore spagnolo dell’anno. Poi i trionfi, i successi che si sono poi trasformati in una odissea. “Un calvario” come titolare la prima pagina di Marca lo scorso novembre, al quotidiano madrileno Cazorla aveva raccontato la sua storia di continui interventi, stop, dolore e sofferenza. Tutto comincia il 10 settembre del 2013 a Ginevra, nel corso di una partita tra la sua Spagna e il Cile in amichevole. Un colpo alla caviglia che provoca anche una frattura dell’osso.
Da allora Santi impara a giocare con un dolore costante al piede, che non passa nemmeno durante il giorno: “Una volta entrato in partita, ‘a caldo’, potevo anche giocare. Ma alla fine del primo tempo quando tornavo nello spogliatoio e la gamba si raffreddava un po’ mi veniva da piangere”. Il 5 dicembre 2015 la prima operazione causa rottura del legamento esterno del ginocchio sinistro ma è la caviglia a preoccupare di più. Cazorla continua con le infiltrazioni e la voglia di non mollare lo spinge a non fermarsi e a continuare a dare tutto in campo. Una decisione che con il passare del dei mesi si rivelerà fatale. Santi avrebbe dovuto fermarsi e curarsi, ma il suo carattere - e l’opinione di alcuni medici - lo convincono ad andare avanti, più forte del dolore.
"In Inghilterra i dottori mi dissero che se fossi riuscito a camminare ancora con mio figlio in giardino avrei potuto dirmi soddisfatto". Un anno dopo l’intervento al ginocchio arriva il momento della caviglia, l’inizio della fine. Dopo un mese gli tolgono i punti ma la ferita si era aperta un’altra volta e un’altra ancora. Otto volte in totale, altrettante le operazioni a cui Santi si sottopone in un anno. Poche speranze di recuperare, nessun precedente nel mondo del calcio. “Io comunque continuavo a giocare, mi dicevano che stavo bene. Il problema è che la ferita non cicatrizzava e tutto tornava ad aprirsi, a prendere infezione“. Marca pubblica anche le foto della sua caviglia in cui si arriva vedere addirittura il tendine. In Inghilterra sembrava non esserci soluzione, solo dolore e poca speranza. Così Cazorla viaggia a Vitoria per sentire un nuovo parere: “Quando il dottore mi ha visitato si è messo le mani in testa. Ha visto che avevo una tremenda infezione che mi aveva danneggiato parte dell’osso del calcagno e rovinato tutto il tendine di Achille che si era intanto accorciato di 8 cm”.
Colpa delle infezioni, una situazione quasi senza via d’uscita curata con lunghi trattamenti di antibiotico. Il rischio di perdere il piede era quello che lo spaventava di più. Avanti con le cure e le terapie, avanti con il riposo lontano dalla famiglia e dal campo di calcio. Per ricostruire il tallone venne prelevata una parte di pelle dall’avambraccio e ora si può vedere lì il tatuaggio che il calciatore aveva dedicato a sua figlia India. Un edema osseo ha poi frenato il suo recupero - anche se nessuno ha mai davvero parlato di ritorno in campo. L’Arsenal lo ha aspettato, l’ha appoggiato e ha atteso che le notizie da drammatiche diventassero migliori. L’attuale accordo con il club inglese scade il prossimo giugno ma Wenger proprio oggi ha aperto alla possibilità di trattenere Santi, che non si sente affatto un ex calciatore.
A novembre, sempre Marca, raccontava che da circa un mese aveva ripreso a correre, pochi giorni dopo l’intervista però venne fermato ancora per un nuovo fastidio al tendine. “E’ tempo di rimandare la data del ritorno, mantengo l’entusiasmo e la motivazione per tornare a giocare e a godermi la mia più grande passione, il calcio”. Così Santi annunciava il nuovo intervento necessario, senza mai perdere la speranza. “Quando mio fratello mi ha visto si è messo a piangere, l’unico che non ha mai pianto sono stato io nonostante i due anni drammatici che ho vissuto. La mia famiglia vive a Londra perché i bambini hanno iniziato ad andare a scuola lì e stare lontano da loro è la cosa più difficile”. Gli affetti lontani ma le dimostrazioni di vicinanza non gli sono mancate.
Dal giorno in cui ha deciso di rendere nota la sua vicenda i messaggi sono aumentati, prima però… “Un giorno per strada una signora mi ha detto che somigliavo a Cazorla, le dissi che ero io ma non credo mi abbia creduto. Ora ho capito davvero le persone, quasi ogni giorno ricevo un messaggio da Iniesta, David Silva e Villa”. Amici fedeli, amici sinceri con cui Santi ha condiviso le gioie più grandi della sua carriera e ancora gli brillano gli occhi quando parla di quella Spagna. In questo calvario infinito Cazorla è rimasto lucido, chi gli è stato vicino racconta che non ha mai avuto bisogno di uno psicologo ma che ha però sentito la necessità di raccontare la sua storia, quasi per liberarsi. “Nessuno credeva in me ma io sì e continuo a farlo anche se il dolore mi ferma”.
La lunga degenza potrebbe finire presto, tutti lo aspettano; dai colleghi agli ex compagni, fino a Wenger che oggi è tornato a parlare di lui. Il calvario potrebbe davvero terminare presto, pochi mesi fa si parlava di un ritorno miracoloso con l’avvicinarsi del Natale ma la data è stata spostata in avanti, ancora. Ma Santi tornerà, anzi, ‘volverá’ come scrive lui stesso sul suo profilo WhatsApp.