Lottare col sorriso: Proia e la carica del Cittadella
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Data: 29/07/2020 -

Lottare col sorriso: Proia e la carica del Cittadella

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Chissà se ha riso, quando gli hanno detto: “Guarda che ti giocherai la Serie A”. Perché se c’è una cosa che Federico Proia ha sempre fatto è quella: ridere. Non è superficialità, è allegria, spontaneità. Se la porta dietro da quando giocava in Primavera, ormai 7-8 anni fa. Adesso è decisivo nel Cittadella, sogna la promozione e segna. Sei gol da centrocampista non sono pochi, l’ultimo è fondamentale: riporta la squadra di Venturato in lotta piena per i playoff. 90’ li separano dal (nuovo) sogno promozione. Che Federico affronta con il sorriso.

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La sua personalità è davvero particolare, la abbiamo già raccontata qualche anno fa. Perché a 20 anni era già uomo. D’altra parte, se a 14 anni lasci Roma per andare a Siena e tentare con il calcio, vuol dire che hai già le idee chiare. Poi è arrivato il Torino di Moreno Longo, quello della Primavera che ha vinto lo Scudetto contro la Lazio. Un derby vinto da Proia, che già allora giocava mezzala: “La soddisfazione più grande della mia vita calcistica”, ricorda.

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Lui, romano a Torino, con Bonifazi costituiva una coppia amatissima dallo spogliatoio. Chi lo conosce bene, ricorda degli scherzi che facevano. Si facevano voler bene, lui e il difensore ora alla Spal, hanno aiutato molto a cementare l’unità di gruppo. Poi le loro strade si sono separate, ma la voglia di continuare a sorridere no. E da due anni, Federico lo fa al Cittadella: un anno per ambientarsi, uno per diventare leader.

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Mezzala era, mezzala resta. Si dice interno, in questo periodo. La prima rete di stagione arriva col Livorno, un piccolo derby visto il suo passato a Pistoia. Poi Entella, Trapani, Juve Stabia, di nuovo Livorno e infine Venezia: ne sono nate solo vittorie, tranne la sconfitta contro i liguri. È determinante, giovane, lo sa e vuole godersi tutto il finale di stagione. La corsa alla Serie A passa anche attraverso le sue reti: 90’ per sperare. E poi per continuare a combattere.



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