“Luis Alberto chi?”, la domanda era ricorrente, sorgeva spontanea. Passava di bocca in bocca questa estate tra i tifosi laziali che salutavano Candreva e accoglievano lo spagnolo. Poi è arrivata la risposta “era un pupillo di Jurgen Klopp ai tempi del Liverpool”. “Ah, menomale”, è bastato questo per alimentare un po’ di speranza. “Talento perenzoso”, cioè pigro, così lo definivano in Spagna. Tanta tecnica, visione di gioco fuori dal comune, piedi di un certo livello. Ma non chiedetegli di tornare a dare una mano in difesa, perché la risposta sarà sempre negativa. E in Italia si sa: se non corri giochi poco. Ecco quindi che alla Lazio lo spagnolo il campo lo ha visto col contagocce. Qualche apparizione, qualche sprazzo di classe dispensata qua e là, poi solo panchina, e pochi sorrisi. Almeno fino a ieri, quando la faccia di Luis Alberto è diventata un’esplosione di gioia. Il motivo è facile intuirlo: sassata dai venti metri, Lamanna superato e palla nel sacco. Prima gioia in biancoceleste e pareggio regalato alla Lazio.
Non ha mai fatto polemica Luis Alberto, ha accettato il ruolo di riserva e si è messo a disposizione di Inzaghi. Certo, la voglia di giocare è sempre stata tanta: “Vorrei poter dare di più” ha spesso ripetuto. Desiderio comprensibile. Ha lavorato sodo per ritagliarsi il suo spazio, lo ha ricevuto nei minuti finali della partita con il Genoa. Subito qualche tocco raffinato, giusto per ricordare a tutti che il soprannome di “Principe elegante” non se l’è guadagnato così per caso ai tempi di Siviglia. Poi qualche giocata delle sue: dribbling nello stretto e lanci precisi. Fino ad arrivare al colpo da biliardo col quale ha pareggiato i conti con il Genoa. Primo acuto in Serie A, ma il pensiero è andato subito al collettivo: “Felice di aver aiutato la squadra”. Uomo spogliatoio Luis, niente individualismi, anche se il pallone tra i piedi gli piace tenerlo parecchio. A fine gara ha incassato anche i complimenti di Inzaghi: “Luis Alberto ha pagato lo scotto del nuovo campionato i primi 6 mesi, adesso tutte le volte mi mette in difficoltà e mi lascia dei dubbi. Deve continuare, è un valore aggiunto visto che ha molta qualità". Chissà quante volte avrà sentito questa frase “è bravo ma non si applica”. Un po’ il ritornello che ha accompagnato tutta la sua carriera.
Eterna promessa, talento mai esploso, forse incompreso. Se ne sono dette tante negli anni su Luis Aberto. Genio sì, ma in questo caso la sregolatezza non c’entra, semmai di mezzo la discontinuità. Se un anno incantava quello dopo steccava: sembrava un’equazione perfetta. Esempio: 38 presenze e 11 gol col Barcellona B, passaggio al Liverpool per 8 milioni, stima di Klopp e… stagione negativa: appena 9 presenze e zero gol all’attivo. E’ rinato al Deportivo La Coruña, forse sarà stata l’aria di casa. Ah, quella è sempre stata condivisa con Patricia, prima fidanzata dai tempi della scuola, poi diventata mamma della piccola Martina. Uomo fedele Luis Alberto, di sani principi. Attaccato alle sue origini: “Sogno di tornare al Sanchez Pizjuan”, lo stadio di Siviglia, dove ha mosso i primi passi da calciatore professionista. Quello però è il passato, forse il futuro. Il presente si chiama Lazio, e da ieri ha finalmente iniziato a viverlo.