Campionato e coppe, impegni ravvicinati e tante partite nel giro di pochi giorni. Ma quanto è importante il turnover in queste circostanze? Ogni allenatore ha una sua filosofia per la gestione delle forze, Cesare Prandelli ha provato a spiegare qual è la soluzione migliore: “Bisogna vedere se lo fa una squadra che gioca in Europa o una squadra che lotta per non retrocedere – ha dichiarato in un'intervista al Corriere dello Sport – In questo secondo caso non ha senso, è controproducente. Per squadre che giocano la Champions League e l'Europa League, invece, è giusto valorizzare i calciatori che giocano meno. Fare tante partite ravvicinate è impegnativo, fisicamente i calciatori recuperano da una partita in 2-3 giorni”.
Poi Prandelli torna indietro, ripensando alla sua Fiorentina: “Partivamo con una penalizzazione di 19 punti, diventarono poi 15 dopo qualche giornata. Per dare morale appesi nello spogliatoio le due classifiche, quella virtuale e quella reale con la penalizzazione. Ogni tanti dicevo 'ragazzi, ricordatevi che noi siamo qui'. Quando abbiamo raggiunto la quota salvezza abbiamo fatto una festa straordinaria, poi abbiamo raggiunto l'Europa League e sfiorato la Champions. Si era creata una magia, una simbiosi tra squadra, società e tifoseria.
Da lì ho avuto molte proposte, anche all'estero. Dire che ho scelto la Nazionale è un po' forzato, diciamo che ho trovato le cose già fatte ma non mi va di fare polemica. Quando c'è un blocco di giocatori da grande squadra, questi non hanno bisogno di molto tempo per conoscersi. Quando non ce l'hai, devi valutare tanti calciatori. Un po' come sta facendo Mancini, sono d'accordo con lui. Nessun allenatore vorrebbe provare giocatori, ma se hai il tempo di farli crescere è giusto valutarli. Poi si arriverà al momento di scegliere 35/40 calciatori e su quelli si lavorerà per le qualificazioni europee e mondiali”.
L'intervista integrale sul Corriere dello Sport.