Arrivato con un po' di scetticismo, Stefano Pioli sta conquistando tutti. C'è chi lo avrebbe voluto da inizio stagione, visto il ruolino di marcia della sua Inter, allora perché non farlo partire dall'inizio della prossima? E' l'obiettivo dell'allenatore di Parma che si è raccontato nel corso di un'intervista concessa a La Stampa.
"Avevo degli obiettivi: trasmettere passione, dare un’anima e dei principi di gioco" - dichiara Pioli - "Ho cercato di mettere a proprio agio i calciatori in campo e fuori. Possiamo ancora migliorare, ma qualcosa di importante è stato fatto: il percorso non è finito. I ragazzi volevano un metodo di lavoro preciso, un gioco preciso. Abbiamo un motore importante, i cavalli a disposizione avevano voglia di essere sciolti. Ora manca l’autostima: fa la differenza con le prime tre. Arriverà con la continuità del lavoro e dei risultati. L’Inter è reduce da stagioni altalenanti, ma la classifica, da quando sono qui, dice che siamo a 5 punti dalla Juventus. Questo è il nostro livello oggi".
Inter, chiamata attesa da una vita: "Era il momento adatto. In carriera mi sono sempre conquistato tutto con lavoro, serietà e passione. Nessuna scorciatoia, passo dopo passo. Mi auguravo che arrivasse una chiamata importante per completare il mio percorso. Poi l’Inter, la mia squadra del cuore: il massimo. Non ero considerato da grande squadra? Si poteva dire di Allegri prima del Milan, di Guardiola che aveva allenato solo la Cantera del Barcellona. Fino a che non ti danno un’occasione nessuno lo può sapere. Io ora mi sento pronto. Ho trovato grande attenzione, una cultura del lavoro che non sempre in Italia abbiamo, attenzione e curiosità. Il gruppo Suning ha umiltà e forza giuste per imparare a crescere e fare cose importanti".
Conferma non sicurissima: "Saranno i risultati a decidere, quindi devo pensare solo a lavorare. Sono tutti preoccupati per il mio futuro, io invece sto benissimo. L’Inter me la sono meritata e mi sto giocando la chance nel migliore dei modi". Momenti più belli e più brutti per un allenatore: "Più brutti quei tre quarti d’ora tra l’arrivo allo stadio e il riscaldamento. Fastidiosi, lo abolirei. Belli dal termine della rifinitura alla mattina della partita, non dico che me la godo, ma sono molto sereno. Poi mi piace il tragitto in pullman dal ritiro fino allo stadio". Su Icardi: "Per me è importante avere dei punti di riferimento. Mauro è uno di quelli. Non lo conoscevo, ho trovato una persona molto matura per l’età che ha. Può diventare anche più forte».
Sul Trap: "Le sue analisi post partita del martedì sono indimenticabili. Come la sua psicologia. In quello spogliatoio della Juve c’era un rispetto e anche un contraddittorio formidabile. Non replicava Pioli al Trap, ma gente come Platini. Io sono fatto così, voglio condividere, poi ci sono volte che non lascio repliche, ma più il giocatore sa più si rende consapevole delle scelte. Spogliatoi? Sono cambiati i giovani ma anche gli anziani. Una volta erano loro a intervenire se c’era qualcosa che non andava, ora sanno che non è più loro compito: c’è la società. I giocatori sono diversi perché diversi sono gli allenatori. Ci preparavano diversamente, ci davano meno informazioni, non si usava la tecnologia. Oggi Il lavoro di un’ora e mezza sul campo è niente rispetto al resto, ora i giocatori pretendono molto e noi li riempiamo di nozioni: non dico che alla fine siano automi ma finiscono per essere meno intuitivi. Il più intelligente? Sicuramente Klose".
I segreti della Juve: "In assoluto per la mentalità. Perché hanno costruito ogni anno squadre sempre più competitive, ragionano solo in termini di vittoria e in Italia hanno una capacità unica di investimento. Suning può portare competitività? Sì per tre motivi: le potenzialità della proprietà, il valore della squadra già adesso alto e che verrà integrato, e l’ambiente che abbiamo. Roma e Napoli hanno fatto cose eccezionali, ma manca una concorrente per giocarsi lo scudetto punto a punto. Può esserlo l’Inter". Pronostici Champions? "Ai quarti vedrò Borussia Dortmund-Monaco. Tuchel e Jardim sono due tecnici che apprezzo molto. Favorita? Il Bayern. Ma con i pronostici non ci prendo, fossi Ancelotti farei gli scongiuri. Juve-Barcellona? La più equilibrata degli ultimi anni. La Juve è in grande crescita, loro hanno quei tre là davanti. Sono molto vicine".
Tempo libero: "Ad Appiano sono un martello, ma quando vado a casa ci riesco subito: una cena con mia moglie, un sigarillo, il cinema, il cane. Poi certo, dormo con un iPad vicino al letto: il momento in cui penso di più è la notte, mi vengono in mente idee e sensazioni e decido subito. Sono molto diverso da come vengo descritto, molto meno equilibrato di quello che appaio. Tutt’altro che freddo. Carriera? Mi sarebbe piaciuto avere meno infortuni, ecco forse questo è l’unico rammarico. Ma non ero uno da grande squadra. A chi ho rubato i trucchi del mestiere? A tutti, si migliora sempre e la curiosità è la molla per riuscirci. Ho compiuto tutti i passi per completarmi: forse l’ho fatto un po’ tardi. Ma l’ho fatto".