Nello spogliatoio del Pisa chi lo conosce bene dice sia un bambino. Nel senso buono del termine ovviamente, di quelli che giocano con la gioia negli occhi. Di quelli che a fine partita, a volte, si scordano pure delle interviste perché c'è la famiglia a vederlo in tribuna. Di quelli che “dagli un pallone ed è contento”. Ignacio Lores Varela è così, sulla pelle ha pure un Pikachu tatuato. Ricordo di quando bambino era davvero, di quando i Pokemon andavano forte in tv e sui GameBoy più che sugli smartphone. Sul telefono, ora, gli arrivano centinaia di messaggi. Decisamente molti di più di quando navigava in B tra Bari, Vicenza e Varese in un saliscendi iniziato a Palermo e vissuto senza grandi scossoni. Qualche presenza sì (e soltanto un gol), ma quella sensazione da eterna promessa non se la toglieva di dosso. In Sicilia lo aveva (ri)voluto proprio Gattuso, alla prima vera esperienza da allenatori. Finì male per entrambi: Ringhio esonerato dopo la sesta giornata, Ignacio che dopo quell’esonero giocò solo tre partite. E a gennaio partì direzione Bari.
Le strade di Gattuso e di Lores si sono ritrovate un paio di anni dopo. Gattuso chiamato a fine agosto a Pisa per guidare una squadra che aveva appena cambiato proprietà e che doveva prepararsi, in pochi giorni, per la Lega Pro. Varela chiamato, da Gattuso, per guidare tecnicamente la sua squadra dopo essersi perso tra Vicenza e Varese. Il resto lo raccontano i numeri di una stagione da protagonista che si è conclusa nel migliore dei modi, per entrambi: 28 presenze e 7 gol in Lega Pro, altre 5 (con 4 reti) nei play-off che trascinano il Pisa in Serie B. Una tripletta al Pordenone, ma soprattutto un gol al Foggia. Ecco, quella era stata l’ultima partita all’Arena Garibaldi prima di oggi. Contro l’Ascoli segna ancora lui, come a chiudere un cerchio che non vuole ricordare un’estate tremenda. Che non è ancora finita.
I problemi fuori restano, ma il Pisa sul campo vola: 11 punti, quarto risultato utile consecutivo e secondo posto in classifica. Un miracolo, senza dubbio. Perché se non ti alleni per tre settimane, se per quasi un mese non hai neppure un allenatore, se la tua società è assente e di colpo ti ritrovi a dover organizzare tutto… trovarsi lassù dopo sei giornate è davvero un’impresa. Da record, come quel dato sulla difesa che sicuramente farà sorridere Gattuso: gli dicevano che le sue squadre non sapevano difendere, ora guarda tutta la B dall’alto. Due soli gol subito, ed uno su rigore (quello di Avenatti): nessuno come lui. E in Europa, nelle prime due divisioni dei top 5 campionati europei, in pochi hanno fatto meglio: solo Bayern e Colonia, ma rispettivamente con una e due gare in meno.
Il Pisa però è un cofanetto di favole che va ben oltre i numeri. Chiedere a Luca Verna, ad esempio. Fu scartato dal suo Lanciano, allontanato da una Serie B che non gli doveva appartenere. Con il Pisa è diventato grande, lo scorso anno centrocampista da addirittura 10 punti portati coi suoi gol. Ed il 2-0 di oggi, sull’Ascoli, porta la sua firma. Vola il Pisa, vola Gattuso. Con 3000 tifosi fuori dallo stadio e la squadra che va a salutarli affacciata dallo stadio a fine partita, una questione societaria ancora aperta ed un cuore grande così. Una squadra di uomini guidati da un guerriero, e trascinati da un bambino con un pikachu tatuato. All’ombra della Torre, succede anche questo.