Sedotto e abbandonato dalla Juventus, Gianluca Caprari ha saputo subito consolarsi con un altro top-club del nostro campionato. L'Inter ha fatto suo il giovane trequartista romano, che è rimasto un altro anno in prestito in Abruzzo per crescere. Gli stimoli non mancheranno di certo a Gianluca, che oltre a Massimo Oddo e tutti i tifosi del Pescara deve soddisfare le esigenze e le aspettative dei suoi amici fanta-allenatori:
"Fantacalcio? Sì, ci giocavo e tra i miei attaccanti quello che non mollavo mai era Ibrahimovic: troppo forte" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - "Ora continuano a giocarci i miei amici. C'è chi ha investito su di me. Sono già cominciate le telefonate: 'Mi raccomando, vedi di giocare bene domenica eh...'. Però prima di una partita non mi chiamano mai, sanno che non lo devono fare... Per me è una partita come le altre anche se chiaramente ci sarà un po’ di emozione in più. Ma se l’anno prossimo voglio davvero giocare a San Siro, devo pensare a far bene con il Pescara in questa stagione. Juventus? Era tutto fatto, poi sono spariti e all’ultimo momento hanno detto che non se ne faceva più nulla. Solamente dopo è arrivata l’Inter, ed è stato meglio così: loro mi hanno voluto davvero".
Caprari conferma che la sua avventura nerazzurra poteva cominciare già qualche anno fa: "Sì, quando Stramaccioni arrivò all’Inter mi fece una telefonata: 'Come sei messo?'. Ma alla fine non andai. A lui devo molto, mi ha inventato esterno negli Allievi della Roma. Quando segno, mi manda un messaggino per farmi i complimenti. Quando ho firmato con l’Inter, è stato uno dei primi che ho chiamato. Mio padre? Con lui erano più le volte che prendevo delle belle cazziate... ma lo faceva per farmi crescere. Nei Pulcini ero quello che giocava di meno. Di Montella ricordo lo sguardo e la mia emozione quando mi disse di entrare con lo Shakhtar, in Champions. Poi, sempre lui, mi ha fatto esordire in A contro il Milan e in Coppa Italia contro l’Inter. Totti? E' il re di Roma, e vederlo in panchina era una sensazione strana, il mondo sembrava capovolto. Ma Luis Enrique era così: non guardava in faccia nessuno. Giocava chi per lui stava meglio".
Il Pescara si presenta meglio al match con i nerazzurri secondo Caprari, che prima di chiudere l'intervista regala anche un aneddoto legato al numero di maglia: "Sicuramente noi abbiamo lavorato di più insieme, potendo preparare meglio la partita. L’Inter, con tutti i nazionali fuori, ha avuto meno tempo. Non dobbiamo snaturarci, perché abbiamo dimostrato qual è la nostra identità. Con l’Inter sarà una partita simile a quella con il Napoli. Dopo qualche stagione in cui ho avuto dei problemi fisici che non mi hanno dato continuità, con i miei amici ho deciso di prendere in contropiede la sfortuna scegliendo il 17".