Dal campo alla scrivania, sempre con i colori del Chievo. Sergio Pellissier, una delle ultime bandiere del calcio italiano, è stato ospite questo pomeriggio di Casa Di Marzio su Instagram. "Il calciatore finisce, l'uomo rimane - racconta Pellissier, oggi direttore sportivo del club veronese - Il regalo più grande è stato l'ingresso in campo a San Siro tra gli applausi dei tifosi del Inter. Da pelle d'oca, ricordi indelebili. Significa che qualcosa di positivo l'ho fatta".
Pellissier ha anche raccontato un aneddoto della sua lunga carriera, fatta da oltre 500 presenze e più di 150 gol: "Mi voleva il Napoli dopo l'esordio in Nazionale - spiega - Il presidente (Campedelli, ndr) ha rifiutato otto milioni di euro più due giocatori. Ha deciso il presidente, lui ha sempre creduto in me e con quello che ha fatto mi ha dimostrato che mi voleva bene".
Una scelta importante che ha portato Pellissier a diventare il calciatore con più presenze con la maglia del Chievo Verona. Bandiere che, secondo l'ex attaccante, non esistono più: "Il calcio è cambiato, adesso non ci sono più presidenti come Campedelli, Moratti o Sensi che amano la società e sprecano soldi perché hanno una passione - ammette - Adesso è tutto un business, tutti vogliono guadagnare e le società devono mantenersi. Come si può diventare una bandiera di una società che non lo è?".
"Stipendi? Non è giusto ridurli"
Ultimo argomento, in tempi di Coronavirus, riguarda il taglio degli calciatori tra i temi più discussi degli ultimi giorni: "Non è semplice, non è giusto ridurlo a nessuno. Sono cause particolari, non dipendono dai giocatori. Se dovessimo riprendere, giocheremo tutto giugno che è il mese di vacanza dei calciatori".