Prendete la settimana del derby al via, immergetevi in una Milano meno ermetica del solito e, passeggiando per la città, finirete per scoprire angoli nascosti tutti da osservare, tastare, conoscere. Piccoli frammenti di tifo, tra l’una e l’altra sponda del Naviglio, pronti ad infiammarsi nel loro piccolo per una stracittadina unica al mondo, dove la fede è quantomai questione di…pelle. A maggior ragione in zona Isola, a pochi passi dalla stazione Garibaldi, dove Andrea porta avanti da anni una vera e propria tradizione di famiglia, ridando vita a capi e calzature nella sua piccola pelletteria circondata (ed è proprio il caso di dirlo) da un ambiente tutto particolare.
Milanista dalla nascita, per una passione condivisa fortemente con papà, e più semplicemente anche nel lavoro e nella vita quotidiana: per capirlo, basta davvero poco. Il primo sguardo non può che andare alla vetrina del negozio: una pedina da Subbuteo rossonera formato maxi, tante foto, un Franco Baresi in mini versione Lego, la statuetta di Kakà e…le scarpe di Alessandro Nesta. “Mi sono state regalate e sono le sue originali, di un grande difensore - ci racconta, passando da una spruzzata di vernice all’altra sulle scarpe lasciate in consegna dai clienti - così come l’unica maglia ufficiale che ho del Milan”. Entrando, non si può non notarla, appesa dietro al bancone: il nome è quello di Manuel Rui Costa, e il numero non può che essere il 10. “Un ragazzo è venuto qui, di sua spontanea volontà, e mi ha detto: ‘Te la regalo, la voglio vedere fuori. Io ce l’ho sempre piegata nell’armadio…’ ed ora eccola qui”.
Andrea, ogni giorno, lavora così. Immerso nella sua piacevole abitudine e nella sua passione calcistica, emersa ormai oltre 50 anni fa: “E’ nato tutto così un po’ per caso, perchè mio papà all’inizio ha cominciato ad attaccare qualcosa del Milan in vetrina. Piano piano la cosa si è allargata e abbiamo iniziato ad attaccare foto, poster… e arrivava anche gente che ci donava cimeli poi messi in vetrina ed esposti”. Da Shevchenko a Kakà, passando per i tre olandesi, Baresi, Maldini e la foto della squadra campione d’Europa nel 2003: “Siamo milanisti da generazioni: la prima volta allo stadio la ricordo ancora, ero piccolo ed era l’anno della Stella. Mi hanno portato a Milan-Bologna, me lo ricorderò sempre: Rivera che parlava al microfono, la vittoria finale dello scudetto…”.
Tanti, ovviamente, i ricordi, anche in vista della stracittadina: “I più belli sono sempre legati ai derby o alla Champions League, tutte le finali vinte e le stracittadine: ho in mente quello vinto con il gol di Hateley con colpo di testa su Collovati, o il famoso 0-6. La partita rimasta più nel cuore è stata il 4-0 sul Barcellona ad Atene, con quello stupendo gol di Savicevic a pallonetto. E nei giorni delle grandi vittorie siamo sempre rimasti aperti ovviamente, niente ferie e niente di niente (sorride): solo festeggiamenti”. E tra i clienti eccellenti? “Solo uno: Pierino Prati”.
Pelle rossonera addosso e di qualsiasi tipo tra le mani, trattata e tirata a lucido. Abiti o calzature spesso non adatti a tutti: serve anche chi li sappia indossare, con classe. E tra i profili più eleganti calcisticamente, nei tanti Milan che ha vissuto, Andrea ne avrebbe scelto uno in particolare: “Mi è sempre piaciuto Boban, come modo di presentarsi e di vestire: lui è anche uno dei miei preferiti, un centrocampista di lusso”. Se si parla di classe, impossibile per lui non pensare anche a Van Basten: “Tra i cimeli che ho sono affezionato un po’ a tutto, forse di più ad un quadretto con la foto di Van Basten con un suo autografo. Di campioni ne abbiamo visti davvero tantissimi…”.
Doveroso arrivare, poi, anche al Milan odierno, con un protagonista su tutti: quel Vincenzo Montella che, sinora, ha condotto la sua squadra in modo convincente. “Mi piace molto, decisamente di più rispetto a Mihajlovic: è molto più offensivista e ha una mentalità giusta e un buono spirito, senza essere troppo cattivo con i giocatore nè troppo buono. Potrebbe diventare una specie di Ancelotti diciamo, che è il nostro guru in quel senso”. Dici allenatore, pensi (e vedi, in un poster appeso sulla parete) a Gattuso: e se la panchina rossonera fosse sua, in futuro? “Ringhio è stato un grande per noi del Milan, tantissima grinta e voglia: però non so, è difficile perchè sono sempre convinto che per gli allenatori che ragionano troppo col cuore sia difficile poi tenere uno spogliatoio. Ma mai dire mai…”. E sul mancato ritorno di Maldini in società, un pizzico di rimpianto resta: “Secondo me è una brava persona, e di brave persone il Milan ne ha avute: da lui ad Ambrosini ad Albertini, tutta gente che secondo me potrebbe tranquillamente entrare in società, avere un ruolo e farebbe solo del bene”.
Una stracittadina ormai vicina e destinata a giocarsi anche nei più nascosti angoli di Milano: tra quartieri e fedi diverse. Questione di derby, di differenti amori e di una sana rivalità. O ancor più particolarmente, in questa occasione, questione di…pelle.
di Simone Nobilini e Alice Nidasio