Diventano "matti" dopo una sostituzione. Si arrabbiano. Imprecano, fanno gesti irruenti. Talvolta insultano. Sono i "ribelli" del campo. Calciatori che semplicemente si infuriano per una sostituzione. Sconosciuti o vere e proprie star, fenomeni e normali operai del pallone, non c'è distinzione. La sceneggiata per una sostituzione è un classico di questo sport. I tifosi quasi sempre si dividono: "Ci sta", dicono. Oppure "Assurdo, ha sbagliato". Giudizi contrapposti. Per qualcuno la ribellione è sinonimo di personalità, per altri semplice mancanza di rispetto.
Graziano Pellé ieri in Italia-Spagna è uscito dal campo evitando di dare la mano a Ventura. Un gesto che il ct ha commentato in modo signorile, ma difficilmente è riuscito a nascondere il dispiacere nel tenere la mano tesa inutilmente. Il primo a sapere di aver sbagliato è il calciatore: le scuse. Ma quando ormai il guaio è fatto. Pellé ora si è iscritto al club degli "allergici" alle sostituzioni: ha ricordato Giorgio Chinaglia. Il mitico "Long John", centravanti della Lazio e dell'Italia, ai Mondiali del '74 mandò a quel paese il ct Valcareggi. Motivo? Sostituzione con Anastasi nella gara contro Haiti. Una scena che Andrea Carnevale ha ripetuto nei Mondiali del '90, quando imprecò contro Azeglio Vicini che lo richiamò in panchina. Più soft il "Questo è matto" di Roberto Baggio mentre a Usa '94 uscì dal campo, sostituito per volere di Sacchi. Però il Divin Codino recupererò con gli interessi, quando in polemica con Ulivieri che non lo faceva giocare lasciò il ritiro del Bologna.
Gesti di protesta anche oltre il novantesimo: Osvaldo, quando era alla Roma, non partecipò alla premiazione della Coppa Italia persa contro la Lazio e fu punito dal "codice etico" di Prandelli, che non lo convocò per la Confederation Cup alla quale partecipò l'Italia. Per lui quello fu anche l'addio all'azzurro. Misterioso l'addio di Balotelli nel novembre 2014: lasciò il ritiro della nazionale. Ufficialmente per infortunio, ma forse non fu così. Anche quella fu la fine della sua storia azzurra, almeno per adesso. A Giovanni Trapattoni l'ingrato compito, da allenatore della Fiorentina, di doversela vedere col brasiliano Edmundo, non a caso detto "O' animal". In una partita con la Roma l'attaccante dopo la sostituzione ne disse di tutti i colori all'allenatore, mandandolo ripetutamente e con gesti plateali a quel paese. Una delle squadre col maggior numero di "ribelli" è stata l'Inter. Taribo West scagliò la maglia contro l'allenatore Lucescu, che lo aveva appena richiamato in panchina. Stesso gesto da parte di Balotelli dopo Inter-Barcellona, ma quella volta la polemica fu contro i fischi del pubblico. Vieri una volta "scappò" dal ritiro con la giustificazione che faceva troppo caldo: in realtà scoprì che era destinato alla panchina nel successivo match.
I tifosi ricordano un Roma-Inter all'insegna della tensione: Chivu litigò con Benitez durante la partita, minacciando di andarsene. Adriano si rifiutò di entrare a cinque minuti dalla fine. Dall'altra parte Totti dopo la sostituzione andrò dritto negli spogliatoi senza neanche lasciare la fascia di capitano al compagno. Ma non finisce qui: Signori, quando giocava nella Lazio, insultò Eriksson in una gara di Coppa Uefa nel 1997. Altre famose polemiche quelle tra Panucci e Lippi, che litigò anche con Capello e Spalletti. Sempre a Capello arrivò un celebre "vaffa" da parte di Montella nell'anno dello scudetto della Roma. Oltre alle parolacce anche una bottiglietta scagliata per i soli sette minuti giocati in una gara contro il Napoli. A proposito di Napoli Insigne lanciò via la maglia dopo la sostituzione. Ma c'è anche l'eccezione che conferma la regola: quando Neymar giocava nel Santos litigò platealmente con l'allenatore che non gli fece tirare un rigore. Però il club anziché punire il calciatore esonerò il tecnico. Pellé non è solo, dunque. Ma per mettere la testa a posto c'è sempre tempo. Le scuse sono almeno un inizio.