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Data: 21/04/2016 -

Parlami di Totti, Palermo ricorda: “Mi fece due tunnel in due minuti, gli chiesi 'hai finito di farmi fare queste figure?"

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Totti e la Roma. Anzi, c’è chi, di fede giallorossa, ci tiene a precisare: Totti è la Roma. A volte un semplice accento può cambiare l’intera portata di una frase. Se poi ci si riferisce a Totti… Non ne parliamo. Lacrime per i tifosi romanisti, come successo ieri all’Olimpico. E che nostalgia. Un’era a cui (forse) sta per essere scritta la parola fine. Ma comunque andrà, il nome del Capitano susciterà sempre e comunque emozioni.

E tra i tanti giallorossi pronti ad emozionarsi ancora per Francesco Totti, c’è anche un tifoso speciale nonché ex compagno di squadra del Capitano: Simone Palermo, giocatore dell’Entella, ma romano e romanista fino al midollo, che col ‘Pupone’ ha condiviso le prime esperienze tra i grandi, quando dalla Primavera si affacciava alla prima squadra dove Totti era già un campionissimo. Interrogato riguardo la possibilità di raccontarci la sua opinione sulla situazione vissuta in questi ultimi tempi dal suo idolo, d’infanzia e non solo, non ci pensa due volte: “Per Totti questo e altro! Io sto con lui e secondo me la Roma deve rispettare la volontà del giocatore" commenta Palermo ai microfoni di GianlucadiMarzio.com. "Totti ha dato troppo alla Roma perché loro possano decidere di non rinnovargli il contratto. Devono lasciarlo libero di decidere e se vuole continuare a giocare e, nel caso volesse, allora devono rinnovarglielo. Di vedere il Capitano chiudere la propria carriera all’estero con un’altra maglia non se ne parla nemmeno!”.

Pallotta sembra ormai aver preso una decisione, ma da qui alla fine del campionato, di questo passo… “Non so da chi dipenda la volontà di non rinnovargli il contratto, Pallotta ci ha messo la faccia, ma dubito sia una decisione presa solamente da lui. Fatto sta che Totti è la nostra bandiera e a 40 anni è riuscito a portarci ancora in Champions League – incalza Palermo - La mia opinione è che debbano trovare una soluzione insieme, guardandosi negli occhi sia Francesco che la società, ma ho paura che, come tutte le storie d’amore a Roma, anche questa possa finire male… Vi faccio due esempi: Di Bartolomei e Giannini. Speriamo che la storia di Totti non finisca male come per questi due, sarebbe una pazzia”.

E che ricordi fantastici per l’attuale centrocampista dell’Entella ai tempi della Roma. Si intuisce che, per lui, parlare di Totti è sempre un piacere: “Di aneddoti ce ne sarebbero, eccome! Ricordo nel 2007, quel Sampdoria - Roma che terminò 1-4, quando Totti fece due gol, di cui uno fu quello leggendario da posizione defilatissima: io ero in panchina e, a pochi minuti dal termine, Spalletti stava per fare entrare Vucinic. Ma Totti, che era uscito da qualche minuto, si girò verso l'allenatore e gridò: ‘Fai entrà er regazzino! Ormai è finita’. Il ‘regazzino’ ero io, peccato che poi Spalletti non lo ascoltò… Un altro aneddoto – continua Palermo - riguarda un’amichevole tra l’Under18, dove giocavo io, e la Nazionale: prima di entrare in campo Totti si girò verso di me e mi disse ‘Aò’ col sorriso, poi ci abbracciammo e ci salutammo, ma in campo… Dopo 5 minuti mi fece un tunnel incredibile e appena 2 minuti dopo, quando cercai di pressarlo… Me ne fece un altro! ‘Aò, hai finito di farmi fare figure de merda?!’, gli domandai io in modo ironico. Lui sorrise, come sempre”.

Purtroppo col tempo i contatti si sono un po’ persi, ma la grandezza di Francesco Totti verrà sempre ricordata anche e soprattutto per i piccoli gesti: “L’ultima volta che lo vidi fu in un locale a Roma: lui era con Ilary ed era accerchiato da un sacco di gente, ma non appena lo vidi gli diedi una pacca sul petto e lui pronunciò il consueto ‘Aò’. Rimasi colpito, dallo sguardo capii che si era ricordato di me. Questi sono ricordi che non dimenticherò mai, come non dimenticherò nemmeno il suo essere così timido ma allo stesso tempo gentile: in prima squadra non l’ho mai sentito richiamare nessuno, dal più giovane al più vecchio, anzi! Totti è la dimostrazione che nel calcio è impossibile non essere romantici. Ahimè, è l’ultimo di una generazione di fenomeni”.

Alberto Trovamala



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