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Data: 20/03/2018 -

Parla Schick: "Sento pressione e un po' di insicurezza, ma dimostrerò di essere da Roma: non voglio andare via"

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Quattordici presenze stagionali e un solo gol, in Coppa Italia contro il Torino, per un'esperienza giallorossa che sinora è andata ben lontana dalle aspettative, più che nutrite dopo un investimento complessivo da circa 40 milioni di euro. Patrik Schick non è ancora riuscito a dimostrare, tra infortuni ed un adattamento non completato, tutto il proprio valore con la maglia della Roma: scenario attuale negativo del quale l'attaccante ceco, direttamente dal ritiro della Nazionale, ha parlato, conscio di dover dare il meglio per potersi imporre e per diventare pedina importante per Di Francesco, senza mollare.

"Le cose non sono andate come immaginavo, ma sono certo di una cosa: dimostrerò che sono da Roma. Anche perché davanti ho uno degli attaccanti più forti al mondo, Dzeko, e da lui imparerò tutto. Non voglio andare via. Ho provato a non sentire la pressione, ma non è facile: a Roma è certamente maggiore rispetto ad altre parti. Adesso tutto dipende da me, da come mi allenerò e farò di tutto per essere titolare. Non è una situazione semplice, non mento: mi manca un po’ di sicurezza in me stesso. Ma voglio dimostrare di essere da Roma. Non voglio andare da nessuna parte, abbiamo ancora un po’ di partite prima della fine della stagione, voglio dimostrare le mie qualità".

Un aiuto che potrebbe arrivare proprio da chi, in questo momento, occupa il ruolo al centro dell'attacco giallorosso ideale per Schick, Edin Dzeko, con cui ha legato particolarmente anche grazie ad un'intesa che arriva dal poliglottismo del bosniaco, fondamentale nell'adattamento dell'ex Sampdoria: "Non penso lui senta la concorrenza, è in un momento tale della carriera che se lo può permettere. Edin è fortissimo, imparo tanto da lui, e parla anche ceco. Prenderò qualsiasi cosa da lui perché è un attaccante di fama mondiale. Non voglio cercare scuse - conclude - ma all’inizio ci sono stati dei problemi. Prima con il cuore, che non mi hanno permesso di fare la preparazione, poi muscolari, dovuti forse alla troppa fretta: avrei dovuto fare le cose più lentamente. Il mio entusiasmo era tanto, ma i muscoli non reggevano".



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