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Data: 14/01/2020 -

'Un pallone può cambiare il mondo', Omar Daffe, da calciatore ribelle a simbolo dell'antirazzismo

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'Basta guardarsi negli occhi per rendersi conto che siamo tutti uguali'. Omar Daffe è diventato uno dei simboli della lotta al razzismo. Lo scorso 24 novembre il portierone senegalese dell'Agazzanese (Eccellenza emiliana) abbandonò il campo durante la partita contro la Bagnolese dopo aver ricevuto degli insulti razzisti dalla tribuna.

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"Credo che il mio gesto sia servito" racconta a gianlucadimarzio.com, "la cosa che mi fece più male quel giorno fu l'indifferenza della gente. Mentre quell'uomo mi insultava aggrappato alla ringhiera, nessuno provò a fermarlo, nessuno disse niente. Anzi, in tanti hanno provato a coprirlo fino alla fine". Un caso che ha fatto scalpore come e più di quello di Mario Balotelli in Verona-Brescia.

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IL DANNO, LA BEFFA E LA SOLIDARIETA': "RIPARTIAMO DAI BAMBINI"

Oltre al danno, la beffa. Omar venne squalificato per una giornata dal giudice sportivo 'per aver abbandonato il campo', per l'Agazzanese, invece, sconfitta a tavolino e penalizzazione di un punto in classifica: "E' stata la sconfitta più piacevole della mia vita" rivela Omar, "ho ricevuto solidarietà da tutta l'Italia, il segnale più forte lo hanno dato gli organi federali. Le emozioni più belle, invece, sono giunte dai bambini che ho incontrato nelle scuole. Dobbiamo ripartire da loro".

IL SOGNO SERIE A, LA PORTA INVIOLATA E LE OCCASIONI PERSE: 'AVEVO SMESSO COL CALCIO'

"Sono arrivato in Italia nel 2001, giocavo in Francia, nella Primavera del Bordeaux" continua a raccontare Omar, "partii all'avventura, perchè ho sempre sognato di giocare qui.

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Prima tappa Napoli, trovai ospitalità in una squadra di quartiere. Feci un provino con il Napoli ma andò male perchè la mia società chiese soldi per cedermi. Cosi decisi di trasferirmi a Parma, dove conobbi una persona, il signor Guareschi, che mi portò al Suzzara, in Eccellenza lombarda, incassai appena 12 gol in tutto il campionato. Mi seguivano Parma, Brescia Reggiana e altri club importanti. A fine anno firmai un triennale col Modena ma il contratto venne invalidato dal'approvazione delle legge Bossi-Fini. Dissi basta e decisi di non giocare più a calcio".

IL RITORNO IN CAMPO E LA LOTTA AL RAZZISMO

"Dopo qualche mese mi convinsero a tornare in campo, ripartendo dalla Promozione, vicino Parma al Colorno. Poi passai alla Pro-Piacenza ed ho avuto l'opportunità di giocare in Serie D".

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Oggi Omar è stato assunto come responsabile dello staff dell’Ufficio Antirazzismo della Lega Nazionale Professionisti di Serie A: "Voglio dire anche ai miei colleghi più famosi di non far finta di niente, ricordo l'episodio di Koulibaly lo scorso anno, contro l'Inter che, tra l'altro, è la mia squadra del cuore. Mi fece molto male. Bisogna lottare per migliorare le cose, la discriminazione non riguarda solo il colore della pelle. Anche gli insulti territoriali sono da condannare". E sicuramente oggi questo portierone dal cuore tenero sta giocando la partita più importante. Partendo dal calcio, per battere l'ignoranza.

di Fabrizio Caianiello



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