Londra e il West Ham, la Premier, il grande calcio e gli stadi pieni. E’ la vita di Angelo Ogbonna, il gigante trasferitosi in Inghilterra tre anni fa dopo gli anni di Torino, vissuti tra granata e Juventus: “Sento nostalgia del clima che da noi è più mite così come del cibo: qui puoi solo buttarti sull’etnico, mentre io mi sogno le pizze torinesi del “Sarchiapone”. Torino mi manca, ho una vera e propria saudade, così come la ho di Cassino, il paese dove sono nato” racconta il difensore ai microfoni di TuttoSport. Quando la Premier ha chiamato, però, Angelo non ha potuto dire di no: “Ero convinto che mi avrebbe fatto bene: ero certo che a livello personale andare a lavorare in un altro paese mi avrebbe reso una persona più completa, migliore. A livello professionale, poi, la Premier è da sempre un campionato top. Nell’Inghilterra ho visto anche questo: un trampolino di lancio. In più, con la decisione di alcuni club inglesi di scommettere su alcuni tra i tecnici più forti del mondo del calcio, anche la parte tecnico tattica, un tempo in secondo piano rispetto a quella atletica, ha acquisito via via sempre maggior importanza: non mi pento della mia scelta”. D’altronde, difficilmente Ogbonna dimenticherà certi momenti, vissuti negli ultimi tre anni, e che lo legheranno per sempre a quest’esperienza: “Mi ha segnato il mio debutto in terra scouser: vincemmo 3-0, i tifosi del Liverpool cantavano a squarciagola “You’ll never walk alone”. I nostri supporters cantavano ancora più forte “Forever blowing bubbles”. Non lo dimenticherò finché campo”. Ora, il suo West Ham, squadra “con un potenziale clamoroso”, si deve rialzare, perché, nonostante il cambio in panchina e l’arrivo di Moyes, “non si riesce a fare punti”. Sempre a Londra, sponda Chelsea, c’è invece un altro italiano, che Ogbonna conosce piuttosto bene, che fa punti a bizzeffe: “Penso che ciò che distingue Conte dagli altri sia il carattere - spiega il difensore -. In ogni squadra che ha guidato, ci ha messo un pizzico della sua personalità, facendo cambi anche importanti e non facili”. Come, qualche anno fa, fece in Nazionale. A tal proposito… “Mondiali? Il trauma peggiore non è ancora arrivato… Pensate quando, tra due venerdì, faranno i sorteggi e noi non avremo nessuna pallina a rappresentarci. Non sembra possibile! Per consolarmi, ho già scelto per chi fare il tifo: Argentina, perché Messi deve dimostrare ai più scettici di essere il numero uno anche in nazionale…”.
L’intervista completa su TuttoSport.