L’equilibrio (interiore e non solo) è nella semplicità. L’ascesi è nella semplicità. Concetti quanto mai anacronistici in un mondo ipertrofizzato dai quindici minuti di warholiana memoria. Perché, oltretutto, se provi a obiettare ciò che l’epoca del falso estetismo e delle false apparenze ti impone, bene che va ti becchi l’appellativo di ‘perbenista e moralista da quattro soldi’. Appunto, lasciamo da parte parole e retorica in modo da salvaguardare il sottoscritto da appellativi siffatti.
Tanto le parole, per dirle con accezione estremamente semplicistica, se le porta via il vento! Parlano i fatti. Giusto, giustissimo: sacrosanto. Parlano gli esempi. Ancor più giusto. Ma è proprio qui il problema. Ne sono emblematiche le ultime, tristi vicende della nostra povera Nazionale. Ah, quanto sono comode le poltrone in Italia! Bel messaggio per i giovani, ‘potete sbagliare all’infinito tanto tutto vi sarà perdonato’. ‘Se prendete a pugni il vostro compagno di banco o la vostra professoressa non vi preoccupate. Tutto è concesso, siamo in Italia’. Ma non scomodiamo questo tema, meriterebbe un approfondimento maggiore e non è questo il contesto adeguato.
E’ il contesto giusto per portare un esempio concreto, fattuale di un ragazzo semplice, umile, d’altri tempi tanto per usare un termine sempre molto evocativo. Mai sopra le righe, mai mezza parola fuori posto. Pulito, ordinato, equilibrato. Dentro e fuori dal campo. Lui è Federico Maracchi, centrocampista del Trapani. Classe ’88, tanta gavetta (quella vera). Mai un lamento, mai un rimpianto. E per quanto vorrei chiudere l’argomento di cui sopra non posso far a meno di tornarci, seppur per l’ultima volta. Rifondiamo il calcio italiano? Ok, giusto e condivisibile. Vogliamo ripartire dai giovani? Ok. Giusto e condivisibile. Ma ripartiamo dagli uomini! Quelli con la U maiuscola. Quelli che lottano, quelli che sono disposti a mangiarsela l’erba del campo. Serve essere uomini, serve avere i valori. Sennò fra tre anni saremo di nuovo a parlare di fallimento, rifondazione, bla, bla bla.
“La parola gavetta mi è molto familiare, guarda. Penso di avere un primato speciale”. Esordisce con un bel sorriso Federico…. “Io ho giocato in tutte le categorie tranne Serie A, Seconda e Terza Categoria. Per il resto ho almeno una presenza in ogni campionato. Credo di essere l’unico al mondo ad esser passato dal giocare una partita in Serie B con la mia Triestina e la settimana dopo una partita di Prima Categoria con il San Giovanni. E pensare che avevo 18 anni…”. Sono passati undici anni, diciamo che ti sei divertito dai… “Sì, sì. Ora andiamo per il record assoluto. In Seconda e in Terza ci chiudo la carriera. Il problema rimarrà la Serie A”. Ma nella vita niente è impossibile. O perlomeno è tale soltanto ciò che riteniamo tale.
Ad esempio, no, chi lo avrebbe mai detto che da Trieste saresti finito nell’altra parte d’Italia… “Veramente! Ho scoperto un posto fantastico, Trapani è un gioiello. Si sta da dio, fino ai primi di novembre ancora facevo il bagno. E soltanto ieri ha cominciato a far freddo e ho dovuto accendere il riscaldamento”. Cavolo, #winteriscoming… “Eh il Trono di Spade…mmm… prevedo lunghe maratone!”. Serie tv e film, una costante… “A Salò andavamo sempre al cinema io e Bracaletti”. Soltanto che non c’è più il lago. Mare, lago, mare mica male, però… “Vivendo in centro storico, la mattina quando apro le finestre vedo il mare sia a destra che a sinistra. Quello – racconta Maracchi ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – è senz’altro il momento più bello della giornata”. La bellezza di apprezzare le cose semplici. Perché per esser felici non serve aver tutto, serve aver il giusto. E siamo noi, o meglio, dobbiamo essere noi a determinare ‘il giusto’! Fintantoché saremo etero diretti da questo consumismo sfrenato, divoratore delle nostre menti, non saremo mai felici.
Che poi, a proposito di ‘divoratore’, a quest’ora una certa fame… “In cucina me la cavo abbastanza bene…ma non sono mica al livello di Settembrini, eh! La diretta che gli avete fatto gli è costata cara, mesi e mesi di prese in giro al ‘Masterchef del Garda’ (ride). Comunque devo ammettere che se la cava molto bene. Il mio piatto forte? Il risotto alla Sette, senza dubbio”. Sfida bella e buona, verremo a verificare. “E se vi porto a mangiare gli Arancini?". Benissimo, accettiamo con altrettanto piacere. “La prima cosa che ho fatto quando sono venuto qua è stata proprio assaggiare gli Arancini, sono la fine del mondo. Buonissimi!”. Innamorato di Trapani e del Trapani, Maracchi… “Da quando sono arrivato, lo scorso gennaio, mi sono subito trovato benissimo. Ho sempre giocato, ho segnato all’esordio, i risultati sono stati positivi. Peccato soltanto per quella sciagurata notte di Brescia. Dopo quella magnifica rincorsa, la retrocessione è stata una mazzata tremenda, terribile! A livello collettivo e a livello individuale…a 28 anni arrivi in Serie B e dopo pochi mesi retrocedi! Ci ritornerò col Trapani, dai…”.
E pensare che una tua vecchia fiamma ti voleva far restare in B… “Ah, Pippo Inzaghi! Più che vecchia fiamma, è il mio idolo fin da bambino essendo un grande tifoso del Milan. Sì, il Venezia mi aveva cercato anche questa estate, ma alla fine sono rimasto a Trapani e sono contentissimo così”. ‘Anche’, giusto. Perché c’è ‘anche’ un altro precedente… “Due stagioni fa quando ero alla Feralpisalò. Pure quella estate il Venezia mi cercò, ma non se ne fece nulla”. Tant’è che quando Inzaghi venne al Turina… “Se ci ripenso ancora oggi arrossisco dall’emozione! Vi racconto, dai. Fuori dallo stadio c’era mia mamma che prima di andare via voleva a tutti i costi fare una foto con Inzaghi. Aspetta, aspetta eccolo che arriva! Io ero girato dall’altra parte, lui mi mette la mano sulla spalla e mi riconosce. Io già che mi aveva riconosciuto ero al settimo cielo. Poi mi aveva fatto i complimenti e mi aveva chiesto perché non fossi andato a Venezia”. E poi la foto l’avete fatta? “Sì, sì tutti insieme. E’ bella inquadrettata a casa”.
A proposito, da Trapani non dev’esser mica facile tornare a casa… “Lasciamo perdere, che giusto sabato dopo la partita con il Matera ho preso l’aereo Bari-Treviso per un miracolo! Ora poi devo andare sempre all'aeroporto di Palermo quindi è un po’ più complicato. Devo essere attento e soprattutto organizzarmi per tempo…”. Oltretutto con gli aerei Maracchi non ha molta fortuna. Lo scorso inverno, ad esempio… “Eh mi hanno lasciato senza vestiti! L’8 gennaio torno da New York. Tutto regolare, tutto bene…se non che a Madrid mi avevano perso il bagaglio! Ma non è mica finita qui. Il giorno dopo vado a Salò che riprendevamo gli allenamenti. Viene il direttore Olli, con il quale peraltro avevo un rapporto splendido e mi dice che avevano trovato l’accordo con il Trapani per il mio trasferimento. Prendo e riparto…senza vestiti! Non avevo nulla, era tutto nel bagaglio che mi avevano perso. Ma poi, dopo giorni e giorni, me lo sono fatto spedire direttamente a Trapani”.
Il resto è storia recente. Ma soprattutto è storia di semplicità, di umiltà. E’ storia di aver sempre il sorriso stampato in volto, di saper apprezzare le cose semplici. Perché sarà proprio nel momento in cui finiremo di venerare i calciatori (e di farli sentire!!!) come divinità che potremmo davvero pensare di rifondare il nostro calcio. Prendiamo d’esempio il sorriso di Federico Maracchi…