Un rimpallo, due, la palla che si impenna e il sinistro che non ci pensa due volte: bicicletta, rovesciata, gol. Il super gol di Jens Odgaard ha subito fatto il giro della rete, ma i più attenti ricorderanno il nome di questo giovane danese che in Italia pensava di aver trovato la sua America e che alla Serie A guarda ancora con interesse. Perché se nell’estate del 2017, tutti gli amanti del calcio giovanile erano pronti a complimentarsi con l’Inter, i motivi erano sostanzialmente due: il primo si chiamava Nicolò Zaniolo, prodotto dei vivai di Fiorentina e Virtus Entella su cui i nerazzurri avevano puntato forte. Il secondo, invece, portava proprio il nome di Odgaard, danese anche lui classe 1999 che l’Inter aveva voluto a tutti i costi, anticipando le voglie e le richieste dei club più importanti d’Europa. Un gesto tecnico che nemmeno dovrebbe fare notizia visto che il ragazzino danese si era presentato ai tifosi dell’Heerenveen la scorsa estate con un pallonetto all’esordio ed un gol di tacco qualche giorno più tardi che avevano subito giustificato la bontà dell’investimento.
Il suo metro e novanta si sposa perfettamente con qualità tecniche già importanti per l’età: la riprova è proprio il gran gol segnato con la Danimarca Under 21 pochi giorni fa contro i pari età dell’Irlanda, una rovesciata incredibile, un gesto tecnico che giustifica tute le attenzioni ricevute negli ultimi anni. La storia di Odgaard parte da lontano, da un piccolo paesino di 50mila abitanti, Hillerød, conosciuto solo per il castello di Frederiksborg, residenza dei Reali di Danimarca fino a qualche centinaio di anni fa. Pochi riflettori ma molta voglia di emergere, il giovane Odgaard, insieme a papà tifoso dell’Aalborg, ha conosciuto il calcio tra la tv e gli spazi verdi di Hillerød. Il Lingby, squadra a pochi chilometri di distanza da casa, si accorge di lui giovanissimo e ne scopre le qualità nel vivaio. A 16 anni l’esordio ufficiale tra i “grandi”, in un match di Coppa. Avversario? Proprio l’Aalborg che il papà gli aveva fatto conoscere negli anni precedenti e che era andato a seguire allo stadio. Un segno del destino: il match finirà 2-1 per gli altri, ovviamente, ma da lì comincerà la scalata del 16enne Odgaard che bagna il suo esordio con un gol da conservare tra i ricordi migliori.
Oltre la sconfitta, la gioia per la promozione in massima serie danese con il Lingby qualche mese più tardi, e il 24 luglio 2016 diventa il più giovane giocatore del Lyngby a debuttare nel massimo campionato del Paese. Si forma nel fisico (quasi 190 centimetri) e gli scout internazionali cominciano a paragonarlo a Dzeko per il modo in cui sa proteggere il pallone e gestire le manovre offensive dei suoi. A tutto ciò aggiunge massima tecnica: la scheda dichiara mancino naturale, ma Odgaard sa segnare senza alcun problema in ogni modo. L’Inter se lo aggiudica a 18 anni, Spalletti lo porta in prima squadra per qualche allenamento ma è con la Primavera nerazzurra che lascia subito un marchio importante: campionato, Supercoppa e Torneo di Viareggio, nel modulo di Vecchi è lui l’intoccabile. I nerazzurri, per un gioco di mercato, lo mandano al Sassuolo dopo una grande stagione in Primavera, ma ne mantengono il diritto di recompra per due stagioni testimoniando la grande fiducia nel calciatore. Odgaard però neanche in Emilia trova spazio e deve riavvicinarsi a casa: lo scorso giugno il passaggio in prestito in Olanda, in Eredivisie ha già giocato 9 partite condite da tre gol in maglia Heerenven. Fino alla rovesciata dell’altra sera che ha riacceso i riflettori. Anche alla Pinetina.