Dodici gol in un anno e mezzo e un ruolo da leader nel centrocampo del Novara rendono, a soli 23 anni, Paolo Faragò uno dei centrocampisti più interessanti del panorama italiano. Quantità, qualità e temperamento in campo, educazione, disciplina e grande disponibilità fuori, Paolo è il prototipo perfetto di "calciatore della porta accanto", figura sempre più rara di questi tempi. Studia all'università, è protagonista di diverse iniziative benefiche, usa i social ma in modo positivo "per stare a contatto con i tifosi". Fiducia ai giovani calciatori italiani? Faragò si trova pienamente d'accordo:
"Nel momento della crisi, il nostro calcio ha riscoperto l’importanza dei vivai, ha capito che la ricchezza si può costruire in casa" - si legge nelle pagine del Corriere dello Sport - "E l’esempio più bello lo ha dato la Juve, pronta ad assicurarsi tanti ragazzi. Mercato? Non penso alle possibili trattative. Ho già i biglietti in tasca per una vacanza in Lapponia, partirò domani con la mia compagna Irene. Viaggiare è il mio hobby, stavolta ho scelto il gelo del Circolo Polare Artico. Resterò fuori fino al 7, approfittando della sosta. La maglia del Novara è quasi una seconda pelle per me. C’è gratitudine, c’è rispetto, c’è riconoscenza nei confronti dei dirigenti. Non ho rimpianti, anche se sogno un giorno di poter scoprire il fascino della serie A. Non mi sono mai permesso di orientare le decisioni dei miei dirigenti. La squadra è valida, in estate era stata rivoluzionata e ha vissuto un approccio un po’ difficile, ma Boscaglia è una garanzia: conosce a fondo la categoria, sta aiutando il Novara a crescere e il passaggio al 3-5-2 ci ha restituito maggiore solidità. Contiamo di raggiungere la salvezza senza preoccupazioni".
Magari se l'offerta arrivasse dall'Inter sarebbe il massimo. Al momento "Paolino" rimane solamente un grande tifoso dei nerazzurri: "La più grande delusione, da tifoso, l’ho ricevuta da Ronaldo: era il mio campione preferito, ma poi decise di andare via, al Real Madrid e fu un tradimento. Più avanti l’idolo è stato Javier Zanetti: fedeltà e orgoglio". In chiusura d'intervista Faragò elenca i suoi modelli: "Claudio Marchisio. Ha un repertorio infinito e ha lo spessore per muoversi anche in una posizione più arretrata, da regista puro. Poi Cambiasso. Si faceva trovare in ogni punto del campo con una naturalezza impressionante: aveva un’intelligenza che gli consentiva di arrivare sul pallone in anticipo rispetto agli avversari. E questo grazie al suo istinto, al suo senso della posizione, alla sua sapienza. Non scaricava mai le batterie, proprio come Stankovic, che tirava fuori l’energia per uno scatto decisivo anche quando la partita sembrava ormai finita".