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Data: 22/02/2016 -

#NapoliMilan: tra cinema e televisione con De Laurentiis e Berlusconi lo spettacolo è assicurato

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Napoli- Milan sarà spettacolo. Palla di vetro od oracolo di Delfi? Non ne abbiamo bisogno. Il Curricula Vitae dei due Presidenti non lasciano spazio a previsioni che risiedano nell’incertezza. Presidenti di fatto, De Laurentis, ed onorari, Berlusconi, che all’imprenditoria hanno scelto di affiancare l’innata passione per il calcio e per le loro città di nascita, Berlusconi, e d’adozione, De Laurentis. Aurelio De Laurentis ha speso la sua vita nella produzione e distribuzione cinematografica. Saremmo ciechi se legassimo il suo nome solamente al box office dei Cinepattoni. I film d’autore sono sempre stati nel suo background: da qui le collaborazioni con, tra gli altri, Monicelli, Scola, Polanski, Sordi, Avati, Parenti, Veronesi, De Sica e Verdone. Quasi una squadra di calcio. Già il calcio. 6 settembre 2004, una data da ricordare. Magari diventerà il titolo di un film, la cui storia per metà è già scritta. Rilevare e rifondare una Società in fallimento è sinonimo di impegno e responsabilità verso una città che fa del calcio una ragione di vita. Portarla dalla serie C alla Champions League è segno di competenza e di elevata capacità imprenditoriale. Se la massima competizione continentale fosse sembrato un punto d’arrivo, abbiamo avuto la riconferma di non conoscere bene il Presidente del Napoli. Lui vuole di più, anche se il suo nome è già iscritto di diritto nella storia del club. Sulla sua strada quel Milan che, nella stagione 87-88, proprio a Napoli stralciò le speranze di conquistare il secondo scudetto consecutivo dell’era Maradona. Era il Milan di Silvio Berlusconi. Sulla vita di Silvio Berlusconi non basterebbero tutte le pagine del web per riassumerne l’essenza. Ci soffermiamo solo su uno degli aspetti che lega in particolare il Presidente onorario del Milan a quello del Napoli: la televisione. Dal grande al piccolo schermo, il pattern cambia poco. Berlusconi ha cambiato le regole di un gioco che, fino alla sua discesa in campo, era monopolio dello Stato. La Fininvest ed i programmi cult dagli anni 80 ad oggi sono una realtà imprenditoriale che ha pochi eguali. Anche lui potrebbe schierare una squadra niente male: Bongiorno, Mantoni, Vianello, Costanzo, Carrà, Baudo, Lippi, Scotti e via dicendo. Ma quel rettangolo verde, rispetto al 4:3 del tubo catodico, ha sempre un altro fascino. Il grande Milan di Sacchi è opera di Berlusconi, che si prese il rischio di mettere al timone di una corazzata il giovane allenatore di Fusignano. Aveva visto in lui, qualcosa di sé stesso. La voglia di primeggiare e di conquistare. Il tempo gli diede ragione. Con gli interessi. Cosa vi dicevo? Non serve mica la cartomanzia per sapere che al San Paolo lo spettacolo sarà assicurato. Da una parte il Napoli di De Laurentis per riprendersi la vetta e puntare a quel ‘di più’, che la scaramanzia suggerisce di non nominare. Dall’altra il Milan di Berlusconi, per uscire dal limbo di un anonimato calcistico che non compete ad una società con quella storia e quel Presidente, sicuramente un po’ più che onorario.


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