"Que lindo es volver a rugir! Vamooooos!". Efficace. Sincero. Liberatorio. È il messaggio postato via Twitter da Iker Munian, talentino dell'Athletic Bilbao tornato al gol nel 3-0 al Valencia, 547 giorni dopo l'ultima volta. Passaggio filtrante di Mikel Rico, Muniain si ritrova davanti a Diego Alves e con un destro rasoterra lo supera con freddezza, per poi lasciarsi andare in un'esultanza rabbiosa e liberatoria. 547 giorni di astinenza per chi fa del gol il proprio pane quotidiano possono sembrare un'eternità, un calvario.
Da quel maledetto 4 aprile, quando il legamento crociato del ginocchio sinistro aveva fatto "crac" al 'Sanchez Pizjuan' di Siviglia, Iker aveva dovuto convivere col dolore e l'amarezza di non poter aiutare l'Athletic nei momenti di difficoltà. Chi ha giocato a calcio lo sa, poter osservare i propri compagni solamente da fuori, senza poter morire in campo per dar loro una mano fa male, malissimo. Per chi poi come Muniain ha fatto sì che quella maglia rojiblanca diventasse una seconda pelle, tifando per lei fin da bambino e crescendo con quei colori giorno dopo giorno, la sofferenza può diventare tormento.
Una finale di Coppa del Rey contro il Barcellona saltata e tanti bocconi amari inghiottiti, ma di abbattersi proprio non ne voleva sapere. Riabilitazione, lacrime, sudore. E presenza fissa al 'San Mamés', per assaporare quell'atmosfera unica che grazie al sangue basco può trasformare in determinazione qualsiasi tipo di tentennamento e perché di abbandonare i compagni proprio non se ne parla. Infine, ecco il rientro: "Iker, domani contro il Valencia partirai titolare", le parole dal retrogusto dolce di Valverde, il regalo più bello che il 'Messi basco' si potesse aspettare. E fiducia prontamente ripagata. Al soprannome 'Messi basco' lui preferisce semplicemente 'Bart', nomignolo affibbiatogli in modo scherzoso dallo spogliatoio per la somiglianza col personaggio de "I Simpsons", ma in qualunque modo lo si chiami il risultato non cambia: dribbling su dribbling, serpentine e gol.
Beh, se diventi nella stessa stagione a poco più di 16 anni il più giovane esordiente e marcatore dell'Athletic e della Liga, un motivo ci deve pur essere... Se Juve, Napoli, Roma, Bayern e Liverpool chiedono informazioni per acquistare il tuo cartellino poi, gli indizi che portano alla prova del fatto che tu sia un predestinato iniziano a diventare tanti. Risposta da Bilbao alle pretendenti? Contratto fino al 2019 e clausola da 45 milioni, tradotto "Iker non si tocca". "È quel tipo di giocatore capace di far cadere lo stadio ai suoi piedi", le parole di Pochettino ai tempi dell'Espanyol: non male come investitura. Dal 'San Mamés' approvano. Ed ora che quel maledetto infortunio appartiene al passato, i presupposti per tornare a far cadere ai propri piedi i tifosi, ma anche avversari, ci sono, eccome. Il prossimo passo? La definitiva consacrazione: da incredibile talento a crack mundial. A Bilbao ci sperano, ma nel frattempo possono tornare a godersi il loro 'Messi basco', 547 giorni dopo.
A cura di Alberto Trovamala