Moratti: "Un sogno chiamato Inter. Questa è la mia storia"
Close menu
Chiudi
Logo gdm
Logo gdm
logo
Ciao! Disabilita l'adblock per poter navigare correttamente e seguire tutte le novità di Gianluca Di Marzio
logo
Chiudi

Data: 31/12/2018 -

Moratti: "Un sogno chiamato Inter. Questa è la mia storia"

profile picture
profile picture
La nostra intervista esclusiva all'ex presidente dell'Inter Massimo Moratti: "Da quando decisi di prenderla a quando lasciai. Mourinho, Ronaldo, il triplete, Pirlo... Messi". Moratti si racconta a trecentosessanta gradi
La nostra intervista esclusiva all'ex presidente dell'Inter Massimo Moratti: "Da quando decisi di prenderla a quando lasciai. Mourinho, Ronaldo, il triplete, Pirlo... Messi". Moratti si racconta a trecentosessanta gradi
br>


“CUPER E RONALDO, MOURINHO E LA MIA CHIAMATA A MANCINI”

Non come Cuper: “Ronaldo con lui non riuscì mai ad avere un buon rapporto. Tutti gli altri giocatori però sì: è ricordato come un ottimo allenatore”. Uno che nell’Inter non è riuscito a vincere. “Come Lippi, preparatissimo ma non efficace da noi. La scelta dell’allenatore è sempre difficile: alla fine è il tuo dirigente di riferimento, a cui affidi la tua squadra. Sei sempre alla ricerca di un profilo che debba essere valido, che sappia gestire i giocatori importanti e creare un’armonia di gruppo. A posteriori ho notato una cosa: ho sempre alternato nelle mie scelte. Quando dovevo sostituire un allenatore giovane, poi ne cercavo uno anziano. Provi sempre ad aggiustare le cose rispetto al passato. E poi bisogna considerare questo: a volte l’allenatore lo scegli, altre volte devi essere bravo a cogliere l’occasione. Con Mourinho è stato così”.





Già, Mourinho. Gli occhi si illuminano quando parla del portoghese. Forse è per quel discorso di prima: ti affezioni a chi ti fa vincere. Forse è solo perché lo Special One ha sempre avuto un carattere tutto suo. “Gli avevo visto vincere la Champions con il Porto ma in realtà mi aveva impressionato in conferenza stampa più ancora che in partita. Era alla vigilia della semifinale di ritorno: aveva pareggiato 0-0 in casa contro il Deportivo, doveva vincere. Davanti ai giornalisti disse una cosa fantastica: che non pensava alla partita a La Coruna ma già alla finale. E non ce l’aveva per niente in tasca. Sentite quelle parole, mi sono detto: questo signore non può non passare dall’Inter”. Ecco l’occasione da non perdere. Quella invece costruita? “Mancini. Tra noi c’era un buon rapporto da anni. Anzi, al mio primo anno da presidente dell’Inter provai a portarlo in squadra da giocatore: era un grande campione. Quando allenava la Lazio ci sentimmo per gli auguri di Natale. Gli dissi: ‘comincia a prepararti, che magari salta fuori qualcosa’. Abbiamo trovato in breve l’accordo” che ha rilanciato l’Inter.

Silenzio, un sorriso. Pensare a quel percorso costruito con così grande fatica è una soddisfazione. I minuti passano. Siamo già al secondo tempo. Senza rimpianti, nemmeno per chi all’Inter sarebbe potuto venire e invece non è venuto. Cominciamo dagli allenatori: “Ne ho cambiati tanti (16, ndr), farne girare anche di più sarebbe stato pure difficile. Ma se devo dire un nome, penso ad Ancelotti: mi ha sempre incuriosito per i suoi modi di gestire le squadre. Ha dimostrato e sta dimostrando molto: ha personalità, è concreto e mai fanatico. Con me è sempre stato gentile, ma credo che in generale abbia molto séguito”. A lui attribuisce un grande merito: “Pirlo davanti alla difesa è stata una scelta coraggiosa che ha pagato anche dopo il Milan”. Poi, il retroscena: “Ho pensato a riprenderlo, quando avevo capito che non avrebbe rinnovato con Berlusconi. Sarebbe stata una scelta mia, la squadra stava comunque già acquisendo una sua fisionomia. Perché non è tornato? Perché ci ho pensato, appunto. Un giocatore così lo prendi subito o ti sfugge via”.



CALCIOMERCATO DA SPIAGGIA: L’ARRIVO DI FIGO E SNEJIDER

Per questo trattare con Moratti “è sempre stato facile. Ci voleva poco a trovare un accordo con me. Mi ricordo come presi Figo. Era venuto a trovarmi al mare, stavamo parlando al bar, su uno di quei tavolini di ferro che si mettono sempre fuori. Gli dico: ‘Vuoi venire?’. Lui: ‘Sì’. Allora prendo uno di quei fogli che si mettono sotto i pasticcini, scrivo la cifra, firmo e faccio firmare a lui, che si piega il biglietto e lo mette in tasca. ‘Vai da Ghelfi, il mio uomo di fiducia, digli che quella è la cifra e che devi firmare’. Detto, fatto”. Sembra un luogo comune ma il calciomercato si fa in spiaggia. “Anche con Snejider abbiamo fatto così. Ero al mare con mio figlio che mi voleva presentare un suo amico gestore di un bar sulla spiaggia, a suo dire tifosissimo dell’Inter. Era vero. Mi disse: ‘Presidente, le manca un solo giocatore per rendere questa squadra imbattibile. È Snejider. L’ho seguito per tutto l’anno, darebbe quella velocità che ci potrebbe far vincere la Champions’. Sembrava il più grande esperto di calcio, non potevo non ascoltarlo. Ho chiamato Branca e gli ho detto: ‘Stiamogli dietro’”. Pare un regalo al tifoso di quel ristorante. Lo era. Ma capisci subito, e di nuovo, che la prima persona a cui Moratti ha regalato Snejider è stato lui stesso.

Continua a leggere l'intervista a pagina 3


CONTINUA A LEGGERE


Newsletter

Collegati alla nostra newsletter per ricevere sempre tutte le ultime novità!