Morata is back, più affamato che mai. La ruota, adesso, sta girando dalla sua, in campo come fuori. “Il 2018 è stato l’anno più strano per me. Il peggiore professionalmente, il migliore nella mia vita privata”, ha spiegato Alvaro ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. “Da un lato, la nascita dei gemelli è stata una gioia pazzesca. Dall’altro, per riprendermi dall’esclusione dalla nazionale ai Mondiali, ho dovuto affidarmi ad uno psicologo. È stata una bella botta, da certe cose non ti riprendi con un paio di reti”.
Cinque gol in 11 partite con Sarri, un ottimo inizio di stagione e la fiducia del nuovo ct spagnolo, Luis Enrique, che si sente eccome: adesso Alvaro sta bene. “Mi avevano parlato di Sarri come di uno che fa giocare un gran calcio, bravo anche nel rapporto con i singoli. La cosa bella è che non devi aspettare che succeda qualcosa, un infortunio o un’incomprensione, per parlarci a fondo. Ricordo per esempio che, una delle prime volte che lo incontrai, mi chiese cosa ne pensassi dell’indipendenza dei Paesi Baschi. Mi sorprese, ma è bello avere un rapporto così. E poi, quando serve serietà è un vero e proprio generale. Ma se ci si può divertire, di fa venire il mal di pancia dalle risate... è geniale”
Con gli allenatori italiani, Morata ha sempre avuto un ottimo rapporto: “Conte mi ha dato tanto, credo che avrebbe potuto essere l’uomo giusto per il Real Madrid. Tatticamente ce ne sono pochi come lui, ha una mentalità vincente e anche i blancos sono fatti così. Credo che al Chelsea il problema consistesse nel fatto che lui, per sentirsi a suo agio, ha bisogno di avere un certo peso all’interno del club, e qui non gli è stato concesso”
Il 2019 deve essere l’anno del riscatto, Morata è sicuro che possa essere la volta giusta: “Ora sto bene, voglio vincere sia con il Chelsea che con la Nazionale. Ma ciò che conta, prima di tutto, è sempre la salute”.
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