Si racconta in una lunga intervista il German Burgos, l'uomo ombra che da anni siede al fianco di Simeone: "Fin da piccolo volevo sempre giocare con il pallone, ero figlio unico e dovevo trovare il modo di fare qualcosa. Il calcio è lo sport della gente, prendi una carta appallottolata e ci puoi giocare. Mio padre era un portiere dilettante, ma si guadagnava da vivere come barbiere, mia madre lavorava in casa. Ho sempre voluto fare il calciatore ma se non ci fossi riuscito sarei voluto diventare la moglie di un calciatore" ha detto l'ex portiere dell'Atletico a El Mundo.
Un intervista personale in cui spiega le ragioni del suo soprannome "Mono", scimmia: "È per via della mia stazza, i miei amici mi chiamavano Griguol (Gorilla)". Poi parla del suo legame con Simeone. Due tipi diversi il Cholo frenetico e focoso in panchina, Burgos più pacato e sempre pronto per un consiglio: "Siamo due personaggi diversi ma il mio ruolo è quello di essere più equilibrato e di liberare Diego dai dubbi e dalle ansie. Io per natura sono un ottimista nato, per questo ho bisogno di avere a che fare con un pessimista. Il ruolo di primo e secondo allenatore è come in quei duetti di film di successo: lui Robert De Niro e io Joe Pesci".
Poi torna sulla Champions League: "Cardiff? Mentirei nel dire che non ci penso, possiamo ancora raggiungere l'obiettivo. Più dura la sconfitta di Lisbona o Milano? La seconda, ma è come quando si diventa campioni per me l'emozione dura poco. Tu sulla panchina dell'Atletico? Mi piacerebbe inevitabilmente".