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Data: 21/04/2017 -

Monchi: "Roma? E' l'opzione più probabile: se non ci saranno colpi di scena, andrò lì"

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La conferma che tutti attendevano. Dopo le lacrime d'addio, con tanto di maglia di Antonio Puerta addosso, al suo popolo sevillista, Monchi è pronto per una nuova avventura nella sua carriera da ds: la Roma come meta sempre più probabile ed un futuro ulteriormente tinto di giallorosso, anche dopo le parole del diretto interessato, rilasciate in una lunga intervista concessa ad AS, in cui Monchi si è soffermato sulle più intense trattative vissute e nella sua lunga esperienza in Andalucia.

"Sono impegnato in "passaggi di potere" e poco altro: il lavoro era già stato fatto, sono stati chiusi temi principalmente relativi alla cantera. E ho preparato il mio addio, che non è nemmeno facile. Ho continuato a lavorare come se dovessi restare qui a vita, volendo farlo fino a quando tutti diremo "E' finita". Se vado alla Roma? Non è fatta, ma è l'opzione più vicina. Se tutto andrà per il percorso giusto e non ci saranno colpi di scena andrò alla Roma, ma non dò nulla per fatto fino a quando non c'è la firma. Marcelo arrivava in aereo per firmare per il Siviglia, ma atterrò a Madrid: per questo non voglio sbilanciarmi fino a quando tutto non sarà confermato".

Futuro in Italia e...nessuna offerta dalla Spagna? "Nessuna persona di peso di nessun club spagnolo mi ha chiamato. Ci sono stati intermediari che hanno espresso l'interesse di alcune big per me, ma lo considero opportunismo: se ci fossero stati club importanti, mi avrebbero chiamato direttamente. E' anche vero che se ho detto che non avrei mai lavorato per un altro club oltre al Siviglia in Spagna, sarebbe stato più difficile che mi chiamassero: non lavorerò mai in Spagna in altri posti che non siano Siviglia. Credo che la maggior parte dei tifosi del Siviglia abbia recepito il messaggio: avevo bisogno di aria nuova dopo 29 anni qui. E ho bisogno di continuare a lavorare, ma con un contorno diverso. Il mio vincolo con Siviglia andava al di là del professionale: è stato il motore del successo, ma anche dell'usura, del distacco. L'amarezza per le sconfitte era quasi equivalente alla soddisfazione per le vittorie, non sono stato capace di scindere il ruolo di direttore sportivo da quello del tifoso. Ho cercato di autoconvincermi nel restare qui, ma è arrivato un momento in cui non avrei più potuto: in futuro andrò via da altre destinazioni soffrendo, ma cercherò anche di non vincolarmi del tutto, come ho fatto qui. Il club mi ha chiesto e ho consigliato loro la continuità: se prenderanno qualcuno da fuori, finirà per essere "il sostituto di Monchi"".

Per la panchina della Roma si è parlato anche di Emery, allenatore che il Siviglia (nonché Monchi) conoscono più che bene: "Ho parlato con lui ultimamente ma non c'è nulla riguardo al nostro futuro nel medio-lungo periodo. Ciò che voglio è che continui a restare per molti anni al PSG, perchè significherebbe che sta facendo bene. Era l'allenatore ideale per il Siviglia. Possibili obiettivi di mercato comuni tra Roma e Siviglia? Non credo: a volte penso ancora da direttore sportivo del Siviglia, ci muoveremo in parametri differenti. Vediamo gli stessi giocatori, si, ma alla fine non accenno a conflitti di interessi: e se ci dovesse essere l'occasione, li eviterò. Ho coordinato il monitoraggio dei giocatori a Siviglia, a partire da ora bisognerà prendere decisioni ma non ho più nulla a che vedere in quel senso".

Poi, un bilancio dei suoi anni a Siviglia: "Il meglio? Aver potuto vivere ciò che nemmeno avrei sognato. Condividere tanti momenti di felicità vincendo titoli con il popolo sevillista era qualcosa che mi sembrava impossibile. Il peggio, invece, non può essere altro che la morte di Puerta, con tutto ciò che abbiamo vissuto nei giorni previ e successivi. Ma anche da questo porto a casa una lezione, perchè il club ha saputo rialzarsi. Colpi persi all'ultimo minuto? Van Persie, Marcelo, De Jong... ci sono state tante di quelle cose che sono successe e che nemmeno ci aspettavamo. Come con Bacca, ad esempio: nella prima occasione in cui lo vidi giocare, ammazzò la partita. Oppure quando Edu scappò per firmare con il Betis: provocò frustrazione. La trattativa più complicata invece è stata quella di Gameiro: dalla notte al mattino cambiavano le condizioni. Recentemente anche quella di Vazquez, con una persona tanto fredda come Jesus Arroyo che arrivò ad innervosirsi. Era tutto fatto: il giocatore era pronto a viaggiare verso il ritiro di Orlando per raggiungere la squadra, ma cambiarono tutte le condizioni...".

Un'esperienza a Siviglia che Monchi chiude con un'ulteriore consapevolezza: "Fa piacere che giocatori che hanno reso al Siviglia abbiano continuato a crescere e vincere. Nello scorso derby di Milano c'erano 5 ex Siviglia: Deulofeu, Bacca, Banega, Medel e Kondogbia. Sono cose che mi inorgogliscono, per il mio club e per la mia gente: Dani Alves, ad esempio, è arrivato, è cresciuto, è andato via con una grande plusvalenza e, ogni volta che gli chiedono del Siviglia, usa solo parole belle. E' stato l'affare perfetto. Nel ruolo di ds il denaro ti dà agilità, ma non certezza: il compito del direttore sportivo è puntare su qualcuno pensando a come potrà rendere nel tuo contesto: un cellulare funziona qui, all'estero ci riuscirà se avrà il roaming. E per un calciatore è uguale".

Tags: Roma



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